Inzaghi riparte, Pioli in tilt

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Inzaghi riparte, Pioli in tilt
Alberto Dalla Palma
4 min

In scia al Napoli, forzando la mano e anche i numeri, è rimasta soltanto l’Inter, che vincendo il secondo derby nel giro di venti giorni ha eliminato il Milan dalla rincorsa a Osi portandosi in testa nel mini campionato per la Champions. Un successo molto più netto rispetto all’1-0 firmato da Lautaro con una testata che ha definitivamente aperto la crisi esistenziale di Pioli, affondato dal rivale su tutta la linea. Per salvare il salvabile, il tecnico Campione d’Italia aveva scelto alla vigilia di mettersi a specchio per affrontare Inzaghi: non più difesa a 4 ma un 3-5-2 (o 5-3-2) assolutamente inedito per le corde rossonere, considerando almeno l’ultimo anno e mezzo. E una squadra non si può inventare nel corso di una notte, seppure di riflessioni profonde: contrapporsi con l’uomo contro uomo è stata una dichiarazione di resa che l’Inter ha colto, perché per un tempo ha dominato in tutte le zone del campo seppure producendo una sola rete. 

Tonali, abituato a creare gioco in mezzo, andava a caccia di Barella, Messias provava a confrontarsi con Mkhitaryan, Giroud e Origi cercavano di inserirsi in mezzo a una difesa assolutamente in palla: il Milan nel primo tempo non si è mai affacciato nell’area di rigore nerazzurra, mentre l’Inter ha creato tre occasioni, sempre con Lautaro, e nella prima Tatarusanu ha fatto una grande parata, dando un segnale che almeno lui c’era. Inzaghi invece ha scelto la stessa squadra e la stessa modalità di gioco di Riyad, con cui aveva stravinto la sfida per la Supercoppa Italiana segnando due reti nei primi venti minuti e chiudendo con la terza nel finale, sempre dell’argentino. Proprio per cercare di arginare l’avvio tumultuoso degli avversari, probabilmente Pioli ha imboccato la strada della rivoluzione: ma per passare dal suo classico 4-2-3-1 al 3-5-2 bisogna lavorare a lungo, considerando anche che con quel tipo di modulo annienti il miglior giocatore del Milan, che resta Leao. E infatti quando è entrato, accanto a Giroud, si è visto solo quando ha dato una manata a Barella. Se non ha spazio per le sue volate, il portoghese diventa un attaccante marcabilissimo: Pioli dovrà riflettere su cosa fare dopo aver dimostrato di non possedere più certezze e, soprattutto, soluzioni per uscire dalla crisi. Da gennaio ha battuto solo la Salernitana, poi ha pareggiato con la Roma e il Lecce, ha perso la Supercoppa e le tre partite di fila con la Lazio, il Sassuolo e, appunto, l’Inter. Un tunnel senza via d’uscita, per ora. 
L’Inter, dopo un’altra notte di festa, deve maledire il suo avvio di stagione in cui ha accumulato quelle sconfitte che l’hanno spinta troppo presto così lontano dal Napoli, peraltro battuto nel confronto diretto. A meno 13 sognare è quasi impossibile ma Inzaghi non mollerà di un centimetro, almeno finché la matematica non lo fermerà in modo definitivo. Ancora in semifinale di Coppa Italia e negli ottavi di Champions, Simone se la può giocare su tutti i fronti con i recuperi di Brozovic (celebrato ieri sera) e di Lukaku (assist per Lautaro e gol annullato nel finale): all’appello mancherebbe solo Dumfries per l’Inter perfetta, ma l’attuale Darmian può finire in panchina solo per una normale rotazione imposta dagli impegni ravvicinati, non certo per scelta tecnica. 


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