Roma-Lazio, il rubinetto di De Rossi

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Roma-Lazio, il rubinetto di De Rossi© AS Roma via Getty Images
Ivan Zazzaroni
3 min

Due terzi di Roma, uno di Lazio e anche questo derby è servito: un cocktail forte e alcolico, ma di poco gioco, superiorità fin troppo distribuite, scorrettezze (tante), provocazioni e qualche evitabile carezza all’avversario (vero Paolino?). Alla fine Guida ha estratto otto gialli, nove con quello a De Rossi. Quattro falli punibili li ha perdonati e insomma ha avuto ciò che si aspettava (in particolare da Paredes e Guendouzi, i più nervosi) ma non ha convinto del tutto. Come ha giustamente rilevato il nostro Pinna la partita, più che dirigerla, l’ha accompagnata.

La prima ora è stata tutta della squadra di De Rossi, da subito più presente e lucida; quasi sempre in ritardo la Lazio con la sola eccezione di Gila. Nell’ultima mezz’ora è invece uscita la formazione “corretta” in corsa da Tudor, al quale hanno giovato gli ingressi di Castellanos e Pedro, quest’ultimo ha una notevole familiarità con le stracittadine e ce la deve mostrare ogni volta.

Turbolenze a parte, il derby della capitale è diventato il paradiso, o l’inferno, del calcio sporco e del corto muso: nelle ultime cinque occasioni quattro volte è bastato un solo gol per deciderlo e quando non si è segnato ha vinto largamente la tristezza.

De Rossi si è preso il primo da allenatore interrompendo la fortunata serie di Sarri. A Lecce aveva chiaramente preparato questa uscita e la prossima, a San Siro, impiegando tutti insieme Karsdorp, Angelino, Bove, Zalewski e Baldanzi e inserendo Aouar e Huijsen (solo dieci minuti per Dybala e mezz’ora per El Shaarawy) e il risultato - poco brillante - s’era notato. Da programma (suo) ha così puntato sui titolarissimi, accentrando Dybala, libero di seguire il proprio istinto, e liberando Celik a destra: il turco ha evidenti limiti tecnici, si salva col temperamento, lo preferisco a Karsdorp.

Dal canto suo Tudor ha concesso l’apertura a Immobile, in una fase di totale sfiducia (l’alternanza non gli giova), sostenuto da Kamada e Isaksen. Fuori anche Luis Alberto per investire sul dinamismo più che sulla precisione. Ma non ha ottenuto quello che voleva. Almeno - come detto - per tutta la prima ora.

Certe partite si possono giocare anche al rovescio, ma non va sempre bene. Devo dire che, apprezzando da tempo il lavoro del tecnico croato, la mollezza dei suoi nella prima parte mi ha francamente sorpreso.

PS. L’esultanza di Daniele ha ricordato quelle di un altro allenatore particolarmente centrato, empatico, coinvolto e coinvolgente: quando si apre il rubinetto dei sentimenti, l’acqua sgorga.


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