Palomino assolto, ma nessuno lo ripagherà per quattro mesi d'inferno e per il mondiale perso

Il 5 luglio, il difensore dell'Atalanta era sospeso perché trovato positivo al Clostebol Metabolita, steroide anabolizzante contenuto in pomate o spray cicatrizzanti. Palomino ha sempre sostenuto la sua innocenza e, per questo, ha rifiutato il patteggiamento. La Procura Antidoping aveva chiesto 2 anni di squalifica, ma in 40 minuti il giocatore ha smontato le tesi accusatorie. Giustizia è stata resa al calciatore che, però, è stato costretto a saltare 13 partite di campionato. Ora è fuori dall'ncubo che minacciava di stroncarne la carriera e, a causa dell'inattività forzata, l'ha escluso dai preconvocati dell'Argentina per Qatar 2022
Palomino assolto, ma nessuno lo ripagherà per quattro mesi d'inferno e per il mondiale perso© Getty Images
Xavier Jacobelli
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L'assoluzione di Josè Luis Palomino, 32 anni, alla sesta stagione nell'Atalanta (203 presenze, 8 gol) è un atto di giustizia nei confronti di un professionista esemplare che ha vissuto quattro mesi da incubo. Da quando, il 5 luglio scorso, era stato trovato positivo al Clostebol Metabolita, steroide anabolizzante contenuto nelle pomate e negli spray cicatrizzanti. Sin dal primo momento, sostenuto dall'Atalanta e dai suoi tifosi, per i quali è l'Hombre Vertical, Palomino ha protestato la sua innocenza. Per questo, ha rifiutato il patteggiamento davanti al Tribunale Nazionale Antidoping, la cui Procura l'aveva ascoltato per 40 minuti lo scorso primo settembre. Tre giorni fa, a Roma, si è tenuta l'udienza alla quale l'atalantino ha voluto presenziare fisicamente, declinando il collegamento da remoto, allo scopo di ribadire la propria totale estraneità con la massima efficacia. Del resto, era impensabile che un difensore potesse volontariamente macchiare la sua splendida carriera, giunta ai massimi livelli sotto la guida di Gasperini. L'accusa ha chiesto due anni di squalifica, Palomino ha smontato le tesi a lui avverse con una deposizione lucida e appassionata, grazie alla quale ha dimostrato l'assoluta buona fede ottenendo l'assoluzione: essa pone fine a quattro mesi d'inferno che gli sono costati 13 partite di campionato e l'esclusione dalla lista dei preconvocati argentini per il mondiale. Nessuno lo ripagherà dei danni subiti né tantomeno del travaglio psicologico patito e affrontato grazie all'appoggio della sua famiglia, dell'Atalanta e di chi ha sempre creduto nella sua correttezza.

Il caso Moraschini

Magra consolazione: a Palomino è andata meglio che a Riccardo Moraschini, 31 anni, cestista della Nazionale con la quale ha preso parte al Preolimpico di Belgrado e ai Giochi di Tokyo, in questa stagione ingaggiato della Reyer Venezia, all'epoca dei fatti in forza all'Olimpia Milano. Il 4 gennaio scorso, Moraschini è stato squalificato per un anno dal Tribunale Antidoping perché risultato positivo al Clostebol. L'atleta, la cui carriera è sempre stata contraddistinta dalla massima correttezza, è rimasto vittima di una vicenda kafkiana, denunciata a suo tempo dal collega Guido Bagatta su Sport-Today.it: "Il Tribunale ha condannato Moraschini, nonostante sia stato appurato che la sostanza fosse stata acquistata da un altro atleta, dietro regolare presentazione di ricetta medica, con il quale il "Morasca" sarebbe venuto successivamente a contatto durante un'attività fisica. Oltretutto è stato dimostrato che, la guardia di Milano, non era assolutamente a conoscenza che l’altro sportivo stesse utilizzando la crema in questione. E siamo alla seconda assurdità, palese, mi sembra, visto che, nel caso, si starebbe parlando di un “doping da contatto”. Ma il massimo, lo si raggiunge con l’ammissione da parte del Tribunale, che la positività di Moraschini (riscontrata il 6 ottobre 2021, alla fine di una seduta di allenamento al Forum di Assago) non sia dovuta a un fatto intenzionale, ma risalga ad un qualcosa del tutto involontario". L'11 marzo scorso l'appello di Moraschini è stato respinto, poiché la Procura Antidoping ha sostenuto che Moraschini, riconosciuto come atleta internazionale, si sarebbe dovuto appellare al Tas di Losanna e non a un istituto nazionale. Colmo dei colmi: durante l'udienza di secondo grado è stato riconosciuto l'errore commesso in prima istanza, tuttavia il ricorso è stato comunque respinto. L'11 ottobre scorso, Moraschini ha finito di scontare l'assurda squalifica ed è tornato a giocare nella Reyer. In un'intervista rilasciata a Repubblica, a proposito della vicenda Palomino, il cestista aveva dichiarato: “Nessuno sportivo oggi userebbe mai volontariamente come sostanza dopante il Clostebol. È facilissimo da rintracciare nelle analisi e porta vantaggi solo se assunto in enormi quantità, come succedeva negli anni Ottanta con gli atleti dell’Europa dell’Est. Sono sicuro che per Palomino si sia trattato di un incidente, come per me. Gli consiglio di non perdersi d’animo”. Palomino ha seguito il consiglio di Moraschini e ha vinto.


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