Bologna, il papà di Ferguson: “Mio figlio e i suoi segreti”

“È innamorato del gioco di Thiago Motta, non mette alcun limite ai suoi traguardi”
Bologna, il papà di Ferguson: “Mio figlio e i suoi segreti”
Giorgio Burreddu
6 min

La forza di Lewis Ferguson sono le sue radici. «Il primo ricordo che ho di lui col pallone è mentre gioca per strada con i suoi fratelli maggiori e i suoi amici». C’è così tanto orgoglio nelle parole di Derek Ferguson, il padre di Lewis, che è difficile raccontarlo tutto. Ha 55 anni, le rughe cominciano a intravedersi, i capelli sono sempre meno, ma negli occhi di Derek c’è sempre lo stesso guizzo degli anni 80-90, quando illuminava il gioco nei Rangers e nell’Heart of Midlothian. Orgoglio scozzese. Oggi si gode Lewis a Bologna, l’energia e la cocciutaggine di suo figlio, centrocampista rivelazione della Serie A. «Non sono stato io l'idolo di Lewis, era Frank Lampard. Però mi piace pensare che sia fiero della mia carriera calcistica». Derek è un uomo gentile. Lui e Carol, sua moglie, e gli altri due figli maschi, Ross e Darren, vivono a Hamilton, a pochi chilometri da Glasgow. Le radici di Lewis sono ben piantate lì. «I nostri ragazzi sono cresciuti in un piccolo villaggio alla periferia di Hamilton - racconta ancora Derek - una scuola e molte fattorie tutto intorno, quindi il calcio si giocava ogni giorno, che piovesse o splendesse il sole».

E oggi Lewis è uno dei più forti della Serie A.
«Si sta godendo tutta l'esperienza nel campionato italiano. E’ contento, a Bologna si trova molto bene e credo che questa sia la cosa più importante per lui. Vive appena fuori città. Ha avuto da poco una figlia. Lake, di quattro mesi. La piccola tiene molto impegnati Lewis e la sua ragazza Lauren».



Non ha avuto difficoltà di inserimento nel campionato?
«Non me ne ha mai parlato. Lewis ha preso a piene mani quello che sta vivendo e lo sta affrontando giorno dopo giorno, è una grande esperienza per lui».

Per Lewis si parla già di big pronte a portarlo via da Bologna. Per lei è pronto?
«Secondo me è pronto per qualsiasi sfida gli venga presentata. Ha una forte mentalità e una grande attitudine».

Magari anche per affrontare una competizione europea col Bologna.
«Sarà estremamente difficile qualificarsi, andare in Europa con così tante squadre talentuose che competono per pochi posti».

Con Motta come si trova?
«Ha grande rispetto per Thiago, per il suo allenatore, e si diverte ad allenarsi e giocare per lui. Anche questa credo sia una componente importante della sua esperienza a Bologna».

Com’è Lewis fuori dal campo?
«Un ragazzo molto tranquillo. Prende tutto con calma. E’ gentile, onesto e affidabile, ha anche un buon senso dell'umorismo».

Poi in campo si scatena. C’è un insegnamento di vita che gli ha trasmesso?
«L’ho sempre incoraggiato a essere rispettoso degli altri e a trattare gli altri come vorrebbe essere trattato».

E in merito al calcio?
«Ho aiutato tutti e tre i miei figli con l'allenamento al di fuori dei loro club nel nostro tempo libero, ma quando andavano ai loro club lasciavo fare ai loro allenatori».

Com’è stata l'evoluzione di suo figlio nel calcio?
«Ha iniziato come attaccante quando giocava nelle giovanili, ma presto si è spostato a centrocampo perché la sua energia e il suo entusiasmo lo portavano ovunque in campo».

I gol arrivano da lì. Siamo già a quota 4.
«Cerca di muoversi, di seguire le direttive che gli arrivano dall’allenatore. Ma il fatto di essere sempre in movimento e di provarci appena ne ha l’occasione sicuramente aiuta».

Cosa deve avere, oggi, un calciatore moderno?
«Una buona capacità tecnica, una buona attitudine, una volontà di ascoltare, imparare e lavorare sodo, una completa concentrazione e dedizione al gioco e soprattutto godersi il gioco».

C’è tutta una generazione scozzese di talenti.
«Niente è cambiato in Scozia, ci sono sempre stati giocatori talentuosi che avevano solo bisogno di opportunità».

Lei è stato un calciatore: un bene o un ostacolo per Lewis?
«Penso che sia stato benefico perché la gente magari ha prestato attenzione a lui, ma il lato negativo era che le aspettative su Lewis erano più alte…».

C’è stato un momento difficile per Lewis?
«Ad Aberdeen, quando il suo accordo per andare al Watford è saltato, ha ricevuto molte critiche dai tifosi per aver presentato una richiesta di trasferimento, ma durante quel periodo ha continuato a giocare e ha segnato circa 16 gol in una stagione difficile quando la pressione era alta».

È stato difficile vederlo andare via?
«Lewis si è trasferito ad Aberdeen, a tre ore di macchina da casa, quando aveva 18 anni. Per Carol, mia moglie, è stato difficile. Lewis ha preso tutto con calma. Il trasferimento in Italia è stato così emozionante per tutta la famiglia, siamo già venuti molte volte e non vediamo l'ora di tornare, siamo tutti molto impressionati dalla città, dalla cultura e dal cibo».

Fate sempre il tifo per lui.
«Sempre. Quando non siamo a Bologna per le partite, ci riuniamo in famiglia per guardare le partite insieme, tifando dalla Scozia».


© RIPRODUZIONE RISERVATA

Bologna, i migliori video