Bove, cosa è successo a Firenze: dai test tutta la verità

Proseguono i controlli per il centrocampista all'Ospedale Careggi: tutto quello che c'è da sapere
Francesco Gensini
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FIRENZE - Cinque giorni che, conoscendolo appena appena un po’ ma basta, gli sembreranno cinque mesi. Cinque giorni che Edoardo Bove è ricoverato all’Ospedale di Careggi dove subito, per indubbie capacità professionali da estendere a chi l’ha soccorso al Franchi, e per fortuna che è indispensabile nel viaggio di ognuno, gli è stata salvata la vita come risultato che vale di più in assoluto e che a nulla può essere paragonato. E qualche altro giorno inevitabilmente e forzatamente ci deve rimanere per altri accertamenti specifici già fatti e rifatti, e arrivare ad una conclusione certa e definitiva che è sì medica, ma essendo Bove un calciatore professionista, anche con immediate implicazioni agonistico-sportive: le cause che hanno determinato il malore e l’arresto cardiaco. Poi, solo dopo, tutto il resto che influenzerà il prosieguo (o no) dell’attività agonistica, e in che modo e dove, soprattutto. 

Bove giovane uomo

Che uno tutto il resto se lo immagina, ma anche no, ed Edoardo anche no per via della sua forza di volontà, dell’entusiasmo che non è solo giovanile, della consapevolezza che viceversa è più spessa dei suoi ventidue anni, e allora ributta tutto indietro e aspetta con fiducia e ottimismo, provando a pensare solo positivo. E in questo magari diventa perfino alleata la stanza (ovviamente singola) all’interno dell’Unità di Terapia Intensiva Cardiologica dove il centrocampista viola è stato trasferito nella giornata di mercoledì dalla terapia intensiva, altro segnale richiesto e sperato per incanalare il percorso di recupero nel modo migliore. Alleata per uno come lui equilibrato, centrato, maturo, desideroso di riprendersi quello che il destino gli stava togliendo o gli ha tolto, per uno come lui che per dire il giorno dopo del malore voleva “uscire e giocà”, che ha chiesto ai compagni e amici di andare in campo contro l’Empoli ma senza fare tante “sceneggiate” (ovviamente di vicinanza) nei suoi confronti e De Gea e gli altri gli hanno risposto con uno striscione colmo d’affetto. Alleata quella stanza per girare nei propri pensieri, sebbene Edoardo è facile immaginarlo tipo leone rinchiuso dove non deve stare. 

Tutti con Edo Bove

E allora, a proposito di affetto innalzato all’ennesima potenza, diventa fondamentale la presenza dei genitori e della fidanzata, che non si sono staccati da lui per un secondo fin dal primo momento, che lo riempiono di amore ma circondandolo soprattutto di serenità. E fondamentale è la Fiorentina, intesa come calciatori e Palladino che se lo stanno coccolando, che loro lo riempiono di attenzioni ma sempre con quella forma di pudore e non solo perché richiesta dal fratello ora in difficoltà, oppure intesa come società che gli è al fianco in tutto e per tutto: «Il presidente chiama ogni venti minuti per sapere di Edo», dicono al Viola Park se gli chiedi se e come s’informa Commisso.

Priorità Bove

Poi, purtroppo ma sempre anche per fortuna, presto, molto presto arriverà il momento della verità. Della risposta che indica le cause, le conseguenze lasciate sul cuore e quello che c’è da fare per un ritorno a una vita normale in primis e poi per il ritorno alla sua carriera sportiva. Dopo, però. Prima, ora e più avanti conta solo Edoardo: che sempre ventidue anni ha.


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