Inzaghi, una strategia alla Mourinho per l'Inter

Sembrava che non avesse più in mano la squadra, che potesse essere addirittura esonerato. Ha cambiato qualche pedina, ha parlato ai suoi ragazzi con il cuore
Inzaghi, una strategia alla Mourinho per l'Inter© Getty Images
Pietro Guadagno
4 min

MILANO - «Insieme si può fare qualsiasi cosa, come la Supercoppa e Coppa Italia conquistate l’anno scorso. Ma anche cose che non succedono dal 2010». Questa è una delle frasi con cui Inzaghi ha caricato i suoi giocatori prima della sfida con il Barcellona. Il riferimento al 2010, evidentemente, non è al Triplete, ma all’ultima vittoria contro i catalani. In quella frase, però, c’è una parola che conta più di tutte le altre e che davvero ha fatto la differenza: «Insieme». Quello dell’altra sera, infatti, è stato un successo di squadra. Ciò che, in questo inizio di stagione, l’Inter non era stata, se non per pochi momenti.

Tra tattica e scelte

Inzaghi, insomma, è finalmente riuscito a far capire al suo gruppo che dai momenti di crisi si esce, appunto, insieme, sostenendosi, aiutandosi e non mollando mai. Contro il Barcellona, l’Inter ha fatto esattamente così, applicando alla perfezione il piano gara studiato dal tecnico prima della partita. È stata una scelta precisa anche quella, ovvero difendersi bassi e ripartire, senza mai perdere l’equilibrio, ma anche senza mai rinunciare a fare male. Azzeccata anche la scelta degli uomini, come il rilancio di De Vrij in difesa, Darmian preferito a Dumfries a destra, e non ultimo Çalhanoglu da vice-Brozovic. Certo c’è voluto un pizzico di fortuna per resistere fino alla fine, ma senza non si va da nessuna parte.

La svolta mentale

In una sera, l’Inter ha cancellato dubbi e ritrovato certezze. I dubbi riguardavano proprio Inzaghi: possibile che non avesse più in mano lo spogliatoio? Possibile che i giocatori non lo seguissero più? Beh, una prestazione del genere non può nascere da un gruppo che non si fida più della sua guida. Semmai, significa l’esatto contrario. Ovvero che l’allenatore è ancora in grado di convincere, di incidere e, soprattutto, di entrare nella testa dei suoi uomini. Già perché il problema di queste prime gare era innanzitutto mentale. Ed è bastato risintonizzarsi tutti sulla stessa lunghezza d’onda per rimettersi in pista. Non si sono visti gli svarioni, tante volte incomprensibili, anche degli elementi più esperti, non ci sono stati black-out e nessuno si è lamentato con un compagno, al contrario c’è sempre stata la disponibilità a una mano.

Occasione da cogliere

Evidentemente, è stato un lavoro di fine psicologo quello che Inzaghi ha messo in piedi nei due giorni post-Roma. Era il primo ad essere convinto che la prova con i giallorossi non era da buttare, ma che anzi poteva diventare la base per ripartire. A patto, ovviamente, di non ripetere certi errori. Ebbene, quel concetto è riuscito a trasmetterlo pure ai suoi giocatori, facendo leva pure sul fatto che le critiche, anche nei loro diretti confronti, erano state eccessive. E che ora, proprio con il Barcellona, si presentava loro l’occasione per respingere al mittente quelle stesse critiche. Inoltre, farlo davanti ad un San Siro pieno di tifosi sarebbe stato ancora più bello.

Subito conferme

Missione compiuta, quindi. Anche se in realtà si tratta solo di una tappa. Battere il Barcellona in una magica sera, infatti, avrebbe ben poco senso, se poi l’Inter dovesse tornare a fermarsi, o ancora peggio a cadere. In questo senso, la sfida con il Sassuolo di sabato è forse ancora più decisiva. Sarà il test per verificare se la squadra nerazzurra è tornata davvero, oppure se si è trattato soltanto di un exploit insolito. Insomma, il lavoro psicologico di Inzaghi non è finito, anzi. Se non altro, potrà proseguire con maggiore serenità da parte sua, visto che, quel successo, ha messo da parte tante voci e ipotesi di un esonero ormai prossimo. Per la verità, Inzaghi ha badato poco a quelle voci. Ha sempre creduto che la situazione non fosse compromessa e che sarebbe bastata una scintilla per riaccendere l’Inter. Ebbene, quella scintilla è arrivata. Ma ora la fiamma non può spegnersi di nuovo. 


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