Calhanoglu, due registi sono meglio di uno

In quattro giorni ha trasformato l’Inter. Schierato nel ruolo di Brozovic ha saputo reagire alle difficoltà: Inzaghi li vuole in campo insieme
Pietro Guadagno
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Dal passaggio intercettato con la Roma, che aveva innescato l’1-1 giallorosso (fotocopia di quanto accaduto nel derby in occasione del pareggio di Leao), alla prodezza che ha regalato un’insperata vittoria nell’andata con il Barcellona. Se nel giro di quattro giorni è cambiato il destino dell’Inter, più o meno lo stesso è accaduto con quello di Calhanoglu. Il turco era uno degli emblemi della crisi nerazzurra: uno dei diversi giocatori che, commettendo un errore, spesso banale, avevano agevolato una o più reti avversarie. Senza trascurare un rendimento al di sotto dei suoi standard. Beh, vista la differenza nel livello di prestazione, la sensazione è che nella testa dell’ex-milanista sia scattato un click. Nelle ultime 3 gare su 4, infatti, non solo è stato tra i migliori in campo, ma ha dominato letteralmente il centrocampo. E lo ha fatto da vice-Brozovic, ovvero piazzandosi davanti alla difesa e dirigendo il gioco.

Tuttocampista

Ci aveva provato anche l’anno scorso, in una delle poche occasioni in cui è mancato il croato, ma senza grandi risultati. Quest’anno quel ruolo doveva spettare ad Asllani, talento sicuro, ma forse con i suoi vent'anni ancora alle prese con un processo di maturazione. Così, nel momento più complicato, Inzaghi ha scelto di affidarsi a Calhanoglu. Anche rischiando, alla luce dei risultati della scorsa stagione. Per il turco, però, quel ruolo non è mai stato un inedito: in epoca milanista, infatti, era già stato piazzato lì prima da Gattuso e poi pure da Giampaolo. Tra le due gare con il Barça e quella di domenica contro la Salernitana, però, Calha ha messo in scena tre veri e propri show. Dimostrando come la definizione di tuttocampista si sposi alla perfezione con le sue doti e capacità.

Multidimensionalità

Le qualità tecniche del turco sono fuori discussione: di base è un centrocampista con propensione offensiva, specializzato nell’assist, ma abilissimo anche nel calciare a rete. Non a caso, lui (destro) e Dimarco (mancino) si dividono l’esecuzione dei calci piazzati. Ma Calhanoglu non si ferma qui, perché nel suo gioco c’è pure la quantità e la disponibilità al sacrificio. Come trequartista centrale al Milan (dove ha fatto pure l’esterno sinistro avanzato), garantiva che la mediana non patisse mai l’inferiorità numerica, ripiegando e lavorando con intensità in fase di non possesso. Da vertice basso, però, occorre qualcosa di più: ad esempio la lettura delle linee di passaggio degli avversari. Ebbene, tra San Siro e Camp Nou quanti palloni ha intercettato contro il Barca? Insomma, tutto questo per evidenziare come in queste ultime partite l’Inter non abbia sofferto l’assenza di Brozovic.

Bersaglio preferito

Attenzione, però, questo non significa che Inzaghi possa fare a meno del croato. O che, addirittura, sia meglio senza. Al contrario, nei suoi momenti di massima espressione di gioco, lo scorso anno, l’asse Brozo-Calha è stato uno dei fattori più determinanti. Proprio per la capacità del turco di costruire anche partendo da una posizione più bassa, permettendo al “collega” di non patire la marcatura a uomo che quasi sempre gli riservano gli avversari. Insomma, il tecnico nerazzurro non vede l’ora di ricomporre quella coppia. Che, assieme al ritrovato Barella di queste ultime settimane, costituisce uno dei migliori terzetti di centrocampo della Serie A. Nel frattempo, però, toccherà ancora a Calhanoglu dare luce alla manovra. Con ogni probabilità sarà così anche sabato contro la Fiorentina. Che, peraltro, è la squadra a cui il turco ha “regalato” più dispiaceri: ben 4 in 10 incroci. Tutti in maglia milanista, però. Allora, si augura Inzaghi, sarebbe ora di cominciare anche con quella interista…


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