Pizarro esclusivo: "Fiorentina e Inter partono alla pari"

Il cileno è stato un doppio ex e ha vinto tre edizioni della Coppa Italia: le sue parole prima della finale
Pizarro esclusivo: "Fiorentina e Inter partono alla pari"© LaPresse
Andrea Giannattasio
11 min

Quella Coppa Italia persa nel 2014 contro il Napoli gli fa ancora male, anche a quasi dieci anni di distanza. Difficile del resto per il Pek mandare giù qualcosa che non gli torna, passasse anche mezzo secolo. O, peggio ancora, sorvolare su un imprevisto che quella sera lui (con la comitiva guidata da Montella) visse come un'ingiustizia: «Se c'è una cosa che spero per la finale di quest'anno non è nemmeno il fatto che sia una bella gara. Mi basterebbe che la partita iniziasse all'orario prestabilito e che fuori dallo stadio non ci fossero fatti cruenti». L'ultima volta che David Pizarro si è giocato la Coppa Italia (trofeo che in carriera ha vinto tre volte, una con l'Inter e due con la Roma) a prendersi la scena fu infatti la brutale aggressione al tifoso del Napoli Ciro Esposito, deceduto due mesi dopo l'accoltellamento. La gara ritardò di oltre un'ora e la sua Viola con la testa colò a picco. 

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Domani però, Pizarro, sarà una gara diversa... 
«E me lo auguro. Anche perché voglio essere chiaro, non c'è alcun pronostico già scritto. È vero, l'Inter è in finale di Champions e fa paura ma la Fiorentina non vince un trofeo da troppo tempo e a questi livelli a fare la differenza è l'entusiasmo». 
 
Addirittura mette le due squadre sullo stesso piano? 
«A livello tecnico la Fiorentina non ha niente da invidiare all'Inter».  
 
Anche perché il campionato delle due squadre è parso quantomeno tribolato... 
«L'ultima parte di stagione è servita a entrambe per prendere una boccata d'aria. Nessuna delle due però può essere contenta del percorso fatto in Serie A. I viola hanno perso chances che un anno fa non avrebbero lasciato per strada mentre i nerazzurri, per il valore della rosa, avrebbero dovuto restare in lotta per lo scudetto almeno fino a primavera». 
 
Torniamo alla finale: secondo lei i viola come possono mettere in difficoltà l'Inter? 
«Facendo quello che hanno sempre fatto: proponendo gioco. Il marchio di fabbrica di Italiano è chiaro: lui va su tutti i campi per vincere. E poi magari chissà, l'Inter potrebbe avere già in testa la finale di Champions». 

Inzaghi, da quasi esonerato, ha condotto la squadra a Istanbul . Il calcio è paradossale. 
«Eh... un bel po'. Ma questo è . È un mondo schizofrenico che conosco fin troppo bene. Un giorno sei un brocco, l'altro un re. La verità è che, oltre a essere stato bravo Simone, sono stati soprattutto i campioni in rosa che si sono ricordati che qualcosa dovevano pur vincere». 
 
E invece di Italiano che idea si è fatto? 
«Mi piace perché a differenza di tanti è un tecnico che lavora. Ma davvero. Poi penso che a Firenze abbia trovato la sua dimensione, la città che lo sa esaltare. Davanti a sé ha tutte le possibilità per fare una grande carriera». 
 
La finale di domani opporrà anche due tra i migliori play della serie AAmrabat e Brozovic. Su chi punta? 
«Sono due giocatori diversi. Mi preme però ricordare che, così come Italiano è stato bravo a reinventare il marocchino regista, l'uomo che ha saputo davvero esaltare le qualità di Brozovic è stato il mio amico Spalletti. Sofyan mi piace un sacco perché è un tuttofare. Copre ogni parte di campo in modo impressionante mentre l'interista è il classico metronomo». 
 
A breve inizierà a fare il corso master per ottenere il patentino Uefa Pro ci dica come fermerebbe Lautaro, Dzeko o Lukaku. 
«Facile, tenendo la palla dall'altra parte del campo (ride, ndc). L'unico modo è questo: in questo momento all'attacco dell'Inter riesce tutto ma del resto quando in rosa hai un campione del mondo e due specialisti come Edin e Romelu...». 

Immagini di dover stimolare un giocatore viola affinché sia il valore aggiunto della partita. 
«Andrei subito a parlare con Gonzalez. Mi aspetto tanto da lui. La doppietta contro il Basilea non può bastare. Guardandolo negli occhi, gli direi: “Nico, sveglia: devi vivere questa finale come la definitiva rivincita a livello personale dopo la grande beffa che ti è costata il Mondiale. So che ce la puoi fare”. Io ho sempre apprezzato i giocatori con qualità come lui ma da loro non mi stancherò mai di chiedere qualcosa in più». 
 
Tre italiane nelle tre finali di coppe europee, che pensa? 
«Francamente, per quella che da qualche anno è la valutazione che si fa del calcio italiano all'estero, sono un bel po' stupito. Non so dire ora se si tratti o meno di un fuoco di paglia. Non me lo auguro, anzi spero che sia solo il primo step perché il vostro pallone torni a un certo livello». 
 
È d'accordo con chi dice che forse la finalista meno causale delle tre sia la Roma?
«Il rischio è quello di sminuire il lavoro delle altre però... cavolo se si vede la mano di Mourinho nella sua squadra a livello internazionale! Guardate cosa è riuscito a fare in questo finale di stagione, con una rosa che ha perso via via pezzi: è un top. In Europa si vede che i giallorossi danno qualcosa in più». 
 
Dovesse andar via, quanto perderebbe la Roma senza Mou? 
«Spero di no. José ha promesso alla piazza che il terzo anno avrebbe provato a vincere lo scudetto. Conto che voglia dar seguito alle sue parole anche se è chiaro che la sua squadra per ottenere questo obiettivo abbia bisogno di almeno tre campioni».
Uno che certamente saluterà, invece, è proprio quello che lei ha definito “suo amico”... 
«Rieccoci a Spalletti. Sono entusiasta per l'impresa che ha fatto. Quando vinci lo scudetto e non hai le strisce addosso devi per forza parlare così. A livello umano e professionale reputo Luciano un fuoriclasse: mi spiace che la sua avventura a Napoli sia già finita». 
 
Dove pensa debba andare l'anno prossimo? 
«Mi auguro di vederlo a livelli altissimi. Dopo Napoli, può e deve solo crescere». 

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