Inter, una squadra semplice e bella

Leggi il commento del Corriere dello Sport-Stadio sulla prestazione dei nerazzurri a Cagliari
Inter, una squadra semplice e bella© Inter via Getty Images
Alberto Polverosi
3 min

Si ricomincia come un anno fa. Inter e Napoli a punteggio pieno dopo le prime due giornate, segnale chiaro su quanto potrà accadere in questa stagione. Nel campionato scorso erano in compagnia della Roma, adesso del Milan (fare attenzione, molta attenzione) e del Verona (una sorpresa). C’è pure un altro duello che si fa già interessante e che può racchiudere il senso del campionato appena nato: in testa alla classifica dei cannonieri, con 3 gol in 180', insieme a Giroud ci sono Osimhen e Lautaro Martinez. Gli arabi, per la felicità di Mancini, ci hanno portato via il ct, ma forse ci hanno lasciato qualcosa di buono.

Un calcio semplice ed efficiente

Quello che anche ieri sera ha colpito dell’Inter è la semplicità. Il suo calcio è semplice, che non vuol dire banale e tanto meno scontato, perché questa sua facilità si traduce in bellezza e soprattutto efficacia finché ha energie. Poi, con due gol di vantaggio, diventa controllo e gestione. Prima un palleggio d’attacco, poi un palleggio di difesa. La spinta sugli esterni sembra perfino più incisiva dell’anno scorso; gli spostamenti di Lautaro in area di rigore sono da centravanti puro, anche se lui sa fare pure altro; gli inserimenti delle due mezze ali sono una consuetudine. E’ tutto già visto, del resto in campo c’era un solo giocatore nuovo (Thuram) oltre al portiere, però ora sembra qualcosa di più, qualcosa di meglio, in certi momenti sembra inafferrabile e di sicuro lo è stato per il Cagliari.

Inter, organizzata e inarrestabile

Era così eccessiva la differenza da saltare subito agli occhi. Ranieri lo sapeva e aveva pensato a un sistema che sulla carta aveva una logica forte, ma sul campo è diventato carta straccia. Oristanio, spostato a destra, non ha mai preso Dimarco, mentre Jankto, a sinistra, ha visto le streghe davanti a Dumfries. La mossa-chiave doveva essere Nandez su Calhanoglu, un mastino sul regista, però quando l’Inter funziona così bene, quando al comando della manovra si alternano Mkhitaryan e Barella, il turco può anche cedere lo scettro (e non è questo il caso) ma lo sviluppo del gioco va avanti lo stesso. La sicurezza tecnica dell’Inter, l’efficacia dei suoi movimenti, la ferocia del pressing (riguardare il primo gol nerazzurro), tutto questo produce gioco e risultato. Ha colpito un altro particolare: nell’Inter tutti hanno un ruolo ben definito, una posizione chiara, tutti tranne Bastoni. Nemmeno questa è una novità, anche l’anno scorso era il difensore-regista grazie a quel suo piede mancino con cui fa i ricami, ma a Cagliari questa idea del giocatore ovunque, difensore, mediano, regista, esterno è sembrata ancora più profonda, più ricercata. Qualcosa di buono è rimasto pure al Cagliari, la certezza di avere un ragazzino che può aiutare la squadra nella lunga corsa verso la salvezza, l’angolano Zito Luvumbo, classe 2002, una velocità supersonica con la palla al piede. E’ un legno pregiato che, per sua fortuna, è finito fra le mani di un grande Geppetto del nostro calcio. Ranieri saprà farlo crescere in fretta, perché dei suoi guizzi, dei suoi spunti e delle sue sparate verso la porta ha davvero bisogno.


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