Inter, quanto pesa la panchina

Leggi il commento sulla vittoria conquistata contro il Lecce a San Siro dalla capolista di Simone Inzaghi
Xavier Jacobelli
4 min

Nemmeno il tempo per la Juve di godersi a pranzo la perla delpieriana di Yildiz e l’acuto di Vlahovic dopo tre mesi di stecche, che l’Inter ritorna subito a +4 per passare un gran Natale, allo stesso ritmo forsennato di quello che un anno fa teneva il grande Napoli spallettiano. Media punti a partita: 2,58; gol segnati 41, gol subiti 7, vittorie 14, pareggi 2, sconfitte 1. Salute. Eppure, il bel Lecce daversiano ha onorato San Siro con fare gagliardo. Eppure, la capolista non aveva Lautaro, Dumfries, Dimarco infortunati e nelle gambe portava pesanti i 120 minuti infrasettimanali di Coppa Italia, la clamorosa eliminazione per mano del Bologna. Niente da fare, le speranze bianconere di ridurre lo svantaggio rispetto ai nerazzurri, sono state frustrate da un successo decisamente corroborante per il futuro.

Bisseck e Arnautovic decisivi in Inter-Lecce

La differenza, ancora una volta, l’ha fatta la panchina lunga di Simone Inzaghi, della quale è talentuoso esponente Yann Aurel Bisseck, 23 anni, quando ne aveva 16 il più giovane debuttante in Bundesliga del Colonia, capitano dell’Under 21 tedesca, pagato 7 milioni in estate, al primo centro in Serie A dopo avere colpito la traversa salentina. E non è un caso se, a dettare l’assist a Barella per il raddoppio che ha chiuso la partita, sia stato Arnautovic: genialoide sprecone, si mangia tre gol in ventidue minuti, però nel finale rammenta come nel proprio repertorio di classe ci sia anche il colpo di tacco con il quale libera il più forte centrocampista italiano e lo manda a segno. Al che l’Inter addirittura gigioneggia e soltanto quel grande portiere a nome Falcone le impedisce di dilagare nel finale di partita.

La Juve di Allegri e del predestinato Yildiz non molla

Morale di Natale: l’Inter continua a volare e la Juve seguita a rimanere irriducibilmente in scia, unica e sola nell’inseguimento alla schiacciasassi. Come dice Simone, con il lessico pragmatico che lo contraddistingue, quando siamo in emergenza tiriamo fuori le risorse. Al punto che Pavard, al rientro dopo lunga assenza, si riscopre pure centrocampista aggiunto, alla bisogna. Ora, la domanda è: se anche quando non dispone del campione del mondo e capocannoniere del torneo, nonché del suo miglior esterno di difesa; se pressione è un vocabolo sconosciuto agli Inzaghiani, se eccetera eccetera, potrà mai la Juve agguantare la capolista e sorpassarla non per una notte, non per due, ma per sempre? Sic stantibus rebus, la risposta è no. Eppure, conoscendo il volpone Allegri, si può esser certi che lui creda il contrario. Sebbene ufficialmente Max faccia il pompiere, essendo troppo astuto per essere l’incendiario dell’entusiasmo che anima i suoi giovani eroi, a cominciare dal verdissimo Yildiz, il primo a Frosinone a parlare di scudetto, a 18 anni e 233 giorni il più giovane marcatore straniero nella storia della Juve. Un vero predestinato. Appena arrivato alla guida della Turchia, Montella l’ha subito lanciato in orbita e si dice sicuro Kenan abbia il mondo in pugno. Così come l’Inter sente in pugno la seconda stella, nell’anno che verrà.


© RIPRODUZIONE RISERVATA