Zhang può perdere l'Inter: il pegno sulle azioni di Oaktree

Insolvente e sotto accusa: il numero uno nerazzurro è spalle al muro. In Cina rischia anche la prigione
Zhang può perdere l'Inter: il pegno sulle azioni di Oaktree© Inter via Getty Images
Alessandro F. Giudice
3 min

MILANO - La sentenza della Corte d’Appello di Milano rende Steven Zhang tecnicamente insolvente, perché il debito da 320 milioni nei confronti della seconda banca cinese diverrà esigibile anche in Italia, in forza del riconoscimento della pronuncia del Tribunale di Hong Kong da parte delle nostre autorità. La vicenda parte da lontano. China Construction Bank (CCB) aveva prestato 255 milioni di dollari alla società Great Matrix, controllata da Suning Holdings e riconducibile chiaramente a Zhang. Tanto era palese il patronage del presidente interista che il prestito contratto da Great Matrix risultava garantito da una fideiussione personale dello stesso Steven. Su quest’ultimo la banca si era poi rivalsa, in seguito al default della società debitrice sul debito. Nel corso del dibattimento, davanti al Tribunale di Hong Kong, Zhang aveva tentato un goffo disconoscimento delle firme che risultavano apposte sul documento. Smentito dal perito del tribunale, si era quindi trovato condannato dal giudice Anthony Chang, nel luglio 2022, a ripagare il debito. Da quel momento, CCB ha intrapreso una serie di azioni mirate a recuperare il credito: prima a Hong Kong, poi negli Usa e in Italia. In madrepatria la banca lo denunciò per disprezzo della corte e falsa testimonianza resa sotto giuramento, un’accusa che - se provata - potrebbe fargli rischiare tre mesi di prigione. Negli Usa sta tentando di ottenere l’ordine esecutivo di chiedere a diverse istituzioni finanziarie (tra cui Goldman Sachs, Oaktree e Bain Capital) la consegna di documenti e informazioni che possano ricondurre ai beni di Zhang: per ora la banca cinese ha ottenuto una vittoria solo parziale come riferito, mesi fa, da Calcio & Finanza.

Il procedimento in Italia

In Italia pende un altro procedimento sempre avviato da China Construction Bank, mirato a ottenere l’annullamento della delibera dell’Assemblea degli azionisti dell’Inter, assunta la quale il club non avrebbe riconosciuto compensi ai membri del CdA. China Construction sostiene invece che l’Inter avrebbe dovuto pagare, negli ultimi 6 anni, alcune somme a titolo di compensi al presidente e che queste potrebbero essere pignorate dalla banca, a parziale soddisfacimento del credito. Una causa dall’esito assai incerto, che potrebbe giungere a conclusione nelle prossime settimane. Resta un dato certo: il presidente nerazzurro, che non sembra possedere beni in Italia, da ieri non potrà possederne più alcuno. Quanto meno finché non avrà estinto un debito (lievitato nel frattempo a 320 milioni per gli interessi) che nessuna delle entità societarie della galassia Suning, nei due anni passati, ha potuto o voluto ripagare. Dal punto di vista personale, il giorno in cui il credito vantato da China Construction Bank sarà divenuto esecutivo anche in Italia, dovrà necessariamente porsi il tema del rispetto delle norme federali che prevedono requisiti di onorabilità e di solidità patrimoniale per chi possiede quote societarie di club o anche solo per chi assume cariche dirigenziali. La vicenda potrebbe essere superata appena Oaktree azionerà il pegno sulle azioni della controllante lussemburghese (cosa al momento altamente probabile) mettendo fine all’era di Zhang nella stanza dei bottoni dell’Inter.


© RIPRODUZIONE RISERVATA

Inter, i migliori video