Inter, Oaktree cerca una via di fuga: una clausola ostacola la vendita

Il fondo però non ha intenzione di mettersi a gestire la società e intanto arrivano voci di nuovi finanziamenti: cosa c’è dietro
Inter, Oaktree cerca una via di fuga: una clausola ostacola la vendita© ANSA
Alessandro F. Giudice
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Meno di trenta giorni dalla scadenza del finanziamento erogato da Oaktree a Zhang, formulare previsioni sulla conclusione dell’intricata vicenda societaria dell’Inter resta complicato. Certo non aiuta la ridda di voci, spesso contrastanti, uscite nelle ultime settimane e sempre presentate come ipotesi di lavoro da siti e giornali. Il 5 aprile veniva dato per imminente un nuovo accordo Zhang-Oaktree per riscadenziare il prestito esistente: ipotesi di cui non si è più parlato. Il 13 scende in campo una misteriosa cordata saudita vicina alla famiglia reale con una trattativa definita “avviata” ma già solo l’indomani avanza lo scenario di un nuovo finanziamento (da Londra) che consentirebbe a Zhang di rimborsare Oaktree e proseguire. Perciò anche l’ipotesi, circolata ieri, di una trattativa in fase di conclusione con Pimco per un finanziamento da 400 milioni finalizzato a surrogare Oaktree obbliga a qualche cautela.

Iniziamo col dire che non c’è oggi un compratore per l’Inter. Non lo hanno trovato gli advisor Goldman e Raine che hanno scandagliato il mercato internazionale, non lo ha trovato Oaktree che pure si era messo a cercarlo per scongiurare l’eventualità di escutere il pegno e ritrovarsi proprietario dell’Inter. Dell’attivismo di Oaktree avevamo dato conto qualche settimana fa, ma le ricerche sono al punto di partenza.

Oaktree, la clausola che ostacola la vendita dell'Inter

A scoraggiare potenziali acquirenti non sono tanto le richieste di Zhang (sotto lo scacco dell’imminente scadenza del debito) ma la complessa struttura debitoria dell’Inter. Basta leggere, ad esempio, le 556 pagine del prospetto informativo del bond da 415 milioni emesso da Inter Media nel 2022 (scadenza 2027) per imbattersi in una clausola “Change of control” che vincola l’emittente (cioè l’Inter) a proporre il rimborso integrale delle obbligazioni nel caso di un cambio di proprietà del gruppo. Sarebbe sufficiente un solo obbligazionista che ne facesse richiesta a farne scattare l’obbligo. Ovviamente sono dettagli di cui, in una due diligence, qualsiasi compratore viene reso edotto dovendo mettere nel conto l’ipotesi di aggiungere 415 milioni di cassa all’impegno finanziario necessario per acquisire il club. Questo aiuta forse a capire la difficoltà nel trovare compratori.

La posizione di Oaktree è comprensibile: il fondo non ha interesse a rifinanziare il debito perché ciò servirebbe solo a incrementare l’esposizione, che crescerebbe a ritmi vertiginosi per la capitalizzazione degli interessi a fronte di una garanzia costituita dallo stesso asset cioè la proprietà del club. Più rischio e minori garanzie, in finanza, non funziona. Tanto vale acquisire l’Inter subito e provare a venderla anche se questo, come visto, non è semplice.

L’operazione di surroga pare quanto mai complicata. La situazione attuale ha reso almeno, se non altro, conclamata l’incapacità di Zhang di rimborsare il debito con risorse proprie su cui qualcuno nutriva ancora dubbi. Finanziare l’estinzione di un prestito in scadenza è operazione con profilo di rischio radicalmente diverso da un classico prestito, perché prescindere dalla possibilità di un rimborso da parte del debitore (oltre che dal pagamento degli interessi che sarebbero capitalizzati) trasforma l’operazione in una pura scommessa sul valore futuro del club. Equivalente, in finanza, a una call option. Per un fondo di debito, tale circostanza obbliga a trattarla come una cosa diversa, non necessariamente gestibile per chiunque. Ecco perché, al momento, l’esito più probabile resta l’escussione del pegno da parte di Oaktree che non ha alcuna voglia di mettersi a gestire l’Inter e che cercherà di scongiurare l’evento con ogni mezzo. Il poco tempo non aiuta.


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