Zhang, 2884 giorni di Inter tra gioie e dolori

Presidente da ottobre 2018, sette trofei messi in bacheca, primo cinese a far parte dell’Eca. Manca dall’Italia da luglio 2023
Giorgio Coluccia
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«Sono molto orgoglioso di poter guidare questo club verso una nuova era. Sento la responsabilità di soddisfare la passione di milioni di tifosi sparsi in tutto il mondo». Parlava così Steven Zhang il 26 ottobre 2018, poco dopo essere stato nominato il presidente dell’Inter a soli 26 anni. Il suo ingresso nel mondo nerazzurro, però, era già avvenuto a giugno 2016 quando aveva cominciato a far parte del Cd’A della società dopo l'acquisto del 68,55% delle quote del club da parte di Suning. Sono passati in tutto 2884 giorni, in sostanza quasi 8 anni, prima di vivere l’uscita di scena meno desiderata e con ben altro tipo di parole rispetto al giorno dell’insediamento. Come recitato nel comunicato di sabato scorso: «I nostri sforzi finora sono stati esasperati da minacce legali e dalla mancanza di un coinvolgimento significativo da parte di Oaktree. Questo comportamento sta creando una situazione di rischio per il club che potrebbe metterne seriamente a repentaglio la stabilità». Altrettanto malinconica è stata la sua assenza durante le ripetute feste che hanno celebrato la conquista della seconda stella in contumacia. Non si è fatto vedere, manca dall’Italia ormai da luglio 2023 quando si era fatto ritrarre sorridente con i nuovi acquisti Frattesi e Bisseck prima di accodarsi alla tournée allestita in Giappone. 

Zhang, alti e bassi   

Dallo sbarco di Zhang nel mondo interista sono arrivati sette trofei (con la soddisfazione supplementare di affiancare in materia un ex presidente come Angelo Moratti), ma anche tante sessioni di mercato vissute sulle montagne russe tra qualche acquisto di grido e la necessità impellente di restare entro certi parametri economici. È stato anche il primo cinese a essere eletto nel board dell'Eca, nel gotha dei club europei, e sul suo destino si sono inesorabilmente abbattute sia le conseguenze della pandemia sia le scelte del governo cinese desiderose di mettere fine alle spese pazze nel mondo del pallone. Se sul piano sportivo le soddisfazioni non sono mancate, tra due scudetti, due Coppe Italia e tre Supercoppe Italiane, sul piano economico e finanziario la parabola alla lunga si è rivelata discendente, portando il club a dover inseguire la tanto agognata stabilità attraverso sacrifici e scelte oculate con il desiderio di poter comunque rinforzare la squadra. 

Inter, cosa resta

Ad Appiano, di Zhang e della sua famiglia, per il momento resta solo la rinominazione “Suning Training Centre in memory of Angelo Moratti”. A Milano, invece, le carte bollate più recenti rimandando allo scorso marzo, quando la Corte d’Appello aveva stabilito che la decisione della Corte Suprema di Hong Kong vale anche nel nostro Paese, costringendo di fatto Zhang a versare più di 320 milioni a China Construction Bank. A scrivere la parola fine, però, è stato il trascorrere degli ultimi giorni e il destino di quelle azioni in pegno escusse da Oaktree dopo la mancata restituzione del finanziamento. Un anno fa, di questi tempi, il numero uno cinese si apprestava a sbarcare a Roma, dove il 24 maggio 2023 avrebbe poi celebrato - quella sì, in presenza - la conquista della Coppa Italia all’Olimpico contro la Fiorentina. A posteriori le parole di quella notte suonano come un avviso a tenersi pronti, di fronte a qualsiasi evenienza: «L'Inter è coraggiosa, in ogni situazione, in ogni competizione e nella vita». Adesso si va avanti voltando pagina, con un drastico ed evidente segno di discontinuità rispetto al passato.          

   


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