Inzaghi, i capi d’accusa all’Inter

Meno 7 rispetto a un anno fa quando progettava già la fuga. Il ko nel derby ha lasciato il segno, ma può essere un nuovo inizio
Inzaghi, i capi d’accusa all’Inter© LAPRESSE
Fabrizio Patania

Un giorno di stacco e di relax, come insegnava il maestro Eriksson: a volte è meglio allentare la tensione, senza appesantire il clima all’interno dello spogliatoio, perché l’Inter ha bisogno di rigenerarsi dal punto di vista nervoso, di recuperare bene e di tornare a pedalare forte. Inzaghi, alla ripresa dei lavori questa mattina ad Appiano Gentile, parlerà di nuovo ai giocatori. Si era già fatto sentire nello stanzone di San Siro. Una dura requisitoria, assumendosi le piene responsabilità all’esterno, come è avvenuto nel giro interviste, quando ha protetto il gruppo che non aveva giocato “da squadra”. Simone cambierà i toni rispetto a domenica notte, parlando da fratello maggiore. Il crollo nel derby ha lasciato il segno, ma non c’è tempo da perdere. La scossa deve produrre una reazione, va recuperato terreno. Sabato l’Udinese, la Stella Rossa in Champions e il Toro capolista prima della sosta. Trittico niente male.

Inter, la differenza

Il ritardo dai granata è contenuto: meno 3 significa un soffio di vento, anche se i campioni d’Italia sono abituati a comandare e vederli al sesto posto colpisce. Il ritardo rispetto al passato campionato dopo cinque giornate fa riflettere: 7 punti in meno, il saldo negativo più consistente della Serie A. Un anno fa i nerazzurri erano in vetta a punteggio pieno, avevano infilato cinque vittorie (2-0 al Monza, 2-0 a Cagliari, 4-0 alla Fiorentina, 5-1 nel derby, 1-0 a Empoli) e davano la sensazione del rullo compressore. Un solo obiettivo, lo scudetto. Quasi un’ossessione, la seconda stella. L’idea di andare in fuga, creando il vuoto per imitare il Napoli di Spalletti, era un progetto di cui si parlava alla Pinetina. Il focus sul campionato, per tanti motivi, prevaleva. Quest’anno l’Inter deve dimostrare maturità, consapevolezza, continuità di rendimento e lo stesso livello di competitività in Champions come in Serie A. Ecco il primo punto rimproverato da Inzaghi ai giocatori: passi per Monza, dove pure si aspettava di vincere, ma non è possibile giocare così un derby, rimetterlo in piedi nonostante l’approccio molle e consegnarsi dopo l’intervallo. Simone ha salvato solo 25 minuti (nel primo tempo) sui 90 dei suoi giocatori. Non era la solita Inter. La sua Inter avrebbe incenerito un Milan sbilanciato con quattro punte. Incomprensibile un altro aspetto. Non è possibile incantare all’Etihad, tenere testa al Manchester City di Guardiola, e poi mollare. Non gli è piaciuto l’atteggiamento con cui la squadra si è presentata. Un eccesso di sicurezza fatale, colto nell’immagine di fine partita: il Milan a festeggiare sotto la curva, gli interisti li guardavano increduli, sembrava si stessero chiedendo “come è stato possibile perdere?”.


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La lettura di Simone Inzaghi

Ecco la chiave psicologica a cui ricorrerà Inzaghi: l’orgoglio, il senso di responsabilità, il valore smisurato di un gruppo in cui crede fortemente. Certe sconfitte possono essere salutari. Per questo motivo ha concesso il lunedì di riposo. Piena fiducia ai giocatori. Un’attenuante esiste: l’impossibilità di decollare in nottata da Manchester ha costretto l’Inter a dormire in Inghilterra e rientrare a Milano giovedì mattina: 24 ore in meno per ricaricare le pile. Venerdì e sabato non sono bastati per scongiurare le trappole di un derby preparato benissimo da Fonseca. Il portoghese ex Roma conosce alla perfezione il sistema di gioco di Inzaghi e lo ha contrastato a differenza di Pioli, che ne aveva persi sei di fila e quasi allo stesso modo. Per Simone, che oggi rianalizzerà il derby, sono mancati tutti, non solo il centrocampo. L’Inter, ingolosita dal possibile record dei sette derby di fila, ha giocato senza testa e lucidità. A volte ci si può accontentare. Nessuno dei suoi giocatori ha “letto” le difficoltà della partita: non era mai successo che si esponessero così tanto al contropiede e stavano pareggiando, non perdendo.


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Un giorno di stacco e di relax, come insegnava il maestro Eriksson: a volte è meglio allentare la tensione, senza appesantire il clima all’interno dello spogliatoio, perché l’Inter ha bisogno di rigenerarsi dal punto di vista nervoso, di recuperare bene e di tornare a pedalare forte. Inzaghi, alla ripresa dei lavori questa mattina ad Appiano Gentile, parlerà di nuovo ai giocatori. Si era già fatto sentire nello stanzone di San Siro. Una dura requisitoria, assumendosi le piene responsabilità all’esterno, come è avvenuto nel giro interviste, quando ha protetto il gruppo che non aveva giocato “da squadra”. Simone cambierà i toni rispetto a domenica notte, parlando da fratello maggiore. Il crollo nel derby ha lasciato il segno, ma non c’è tempo da perdere. La scossa deve produrre una reazione, va recuperato terreno. Sabato l’Udinese, la Stella Rossa in Champions e il Toro capolista prima della sosta. Trittico niente male.

Inter, la differenza

Il ritardo dai granata è contenuto: meno 3 significa un soffio di vento, anche se i campioni d’Italia sono abituati a comandare e vederli al sesto posto colpisce. Il ritardo rispetto al passato campionato dopo cinque giornate fa riflettere: 7 punti in meno, il saldo negativo più consistente della Serie A. Un anno fa i nerazzurri erano in vetta a punteggio pieno, avevano infilato cinque vittorie (2-0 al Monza, 2-0 a Cagliari, 4-0 alla Fiorentina, 5-1 nel derby, 1-0 a Empoli) e davano la sensazione del rullo compressore. Un solo obiettivo, lo scudetto. Quasi un’ossessione, la seconda stella. L’idea di andare in fuga, creando il vuoto per imitare il Napoli di Spalletti, era un progetto di cui si parlava alla Pinetina. Il focus sul campionato, per tanti motivi, prevaleva. Quest’anno l’Inter deve dimostrare maturità, consapevolezza, continuità di rendimento e lo stesso livello di competitività in Champions come in Serie A. Ecco il primo punto rimproverato da Inzaghi ai giocatori: passi per Monza, dove pure si aspettava di vincere, ma non è possibile giocare così un derby, rimetterlo in piedi nonostante l’approccio molle e consegnarsi dopo l’intervallo. Simone ha salvato solo 25 minuti (nel primo tempo) sui 90 dei suoi giocatori. Non era la solita Inter. La sua Inter avrebbe incenerito un Milan sbilanciato con quattro punte. Incomprensibile un altro aspetto. Non è possibile incantare all’Etihad, tenere testa al Manchester City di Guardiola, e poi mollare. Non gli è piaciuto l’atteggiamento con cui la squadra si è presentata. Un eccesso di sicurezza fatale, colto nell’immagine di fine partita: il Milan a festeggiare sotto la curva, gli interisti li guardavano increduli, sembrava si stessero chiedendo “come è stato possibile perdere?”.


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