Juve, Pirlo e quella profezia sbagliata: "Non punterei un centesimo su..."

Il successore di Sarri scriveva nella sua autobiografia: "L'allenatore è un lavoro che non mi entusiasma"
Juve, Pirlo e quella profezia sbagliata: "Non punterei un centesimo su..."© Juventus FC via Getty Images
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Marco Evangelisti

Nel fatale saccheggio della sua autobiografia (“Penso quindi gioco”, con Alessandro Alciato, Mondadori) viene logico partire da pagina 62. Pigrizia intellettuale a cui ci si accoda volentieri: «Non punterei nemmeno un centesimo su un mio futuro da allenatore. E’ un lavoro che non mi entusiasma, prevede troppi pensieri e uno stile di vita esageratamente simile a quello dei calciatori. Ho già dato. Rivoglio indietro, almeno in parte, una parvenza di vita privata». Il libro di Andrea Pirlo è del 2013 e sette anni possono essere una vita ma anche no. In sette anni Pirlo ha cambiato idea su ciò che vuole e non su altre cose.

Su Agnelli

Non su Andrea Agnelli, supponiamo, e neppure il contrario. «Io e lui ci siamo piaciuti dal primo minuto». Ovvio, visto il dialogo seguente, ambientato nella vecchia sede della Juventus al momento della firma del contratto da giocatore: «“Sono felice che tu sia qui, Andrea” ha detto lui. “Sono qui per vincere, Andrea” ho risposto io». Un colpo di fulmine sportivo, lo chiama Pirlo. Ma non di quelli che bruciano e svaniscono, evidentemente. Agnelli ha trasmesso a Pirlo l’amore per il golf, Pirlo ha convinto Agnelli che un calcio realista e insieme intinto d’immaginario sia possibile, perfino alla Juve appena vaccinatasi contro il sarrismo. Alla radice di quel calcio sognato, ci sembra, sta questa frase: «Non di rado mi è capitato di provare pena per il mio controllore di giornata, un calciatore, prima di tutto un uomo, a cui è stato chiesto di scendere in campo senza dignità, per distruggere e non per costruire, disposto a fare una pessima figura purché riuscisse a farla fare anche a me».

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