© ANSA
Gonzalo Higuain ha iniziato la sua terza stagione nel campionato di calcio americano, la Mls, con la maglia dell'Inter Miami. Al quotidiano argentino Olè, l'ex attaccante di Napoli, Juve e Milan ha parlato delle differenze che ci sono tra i campionati europei e quello statunitense. Per lui, come passare dal giorno alla notte: da una parte tante critiche, dall'altra la tranquillità di cui sentiva bisogno dopo 15 anni ad alti livelli.
Higuain: “Ho imparato a ridere delle critiche”
Higuain racconta: “Ho giocato per 15 anni nelle migliori squadre del mondo, ho segnato più di 300 gol, ho disputato tre Mondiali e quattro Coppe America. Come mi influenzerà il giudizio di un'altra persona su di me, una persona che non sa nemmeno cosa fa della sua vita e sfoga le sue frustrazioni su di me? Mi metto a ridere”. In Europa, il Pipita ammette di aver anche sofferto per i giudizi su di lui: “Ti adatti perché altrimenti devi andartene. Il calciatore riceve più critiche che elogi. In un momento della mia vita ho sofferto, ma quando ti adatti non è che poi diventi impermeabile alle critiche, perché quelle fanno sempre male, ma in un altro modo. Quando si cresce si capisce da chi vengono e come vengono. Si diventa diversi”.
Higuain: “L'America è un mondo completamente diverso”
L'attaccante sudamericano parla del presente: “Sono arrivato in un mondo totalmente diverso dal punto di vista culturale e calcistico. È stato un grande cambiamento, ma sempre con la voglia di fare le cose per bene. L'anno scorso non è stato buono e quest'anno cercheremo di migliorare le cose. Mi sento meglio, conosco meglio il campionato e i tifosi meritano di essere felici perché vengono sempre allo stadio, ci sostengono e fare bene è un modo per premiare lo sforzo che fanno”. Nella Mls ha probabilmente trovato quello che cercava in questa fase della vita, Higuain: “Cercavo tranquillità emotiva e interiore, l'ho trovata. A livello di sicurezza, rispetto, critica, sono uscito da tutto quel vortice che c'è in Europa. Non pensavo che sarei arrivato qui, volevo tornare al dilettantismo, come quando giocavo nelle giovanili. Qui non c'è malizia, manca il sospetto, non c'è invidia. Se un giornalista fa una critica, lo fa con rispetto. Qui se giochiamo in casa arriviamo due ore prima della partita, mia figlia può scendere in campo con mia moglie. Ci sono meno regole, tutto è più naturale. Giochi a calcio nel fine settimana e durante la settimana ti rilassi. È un campionato molto bello da giocare e ti permette di essere felice anche fuori dal campo”.