Juve, dal settimo posto allo scudetto: le analogie che fanno sognare i tifosi

Cambiati i vertici del club come nel 2011, poi il modulo (3-5-2) e il solo campionato come obiettivo: è la stessa storia...
Juve, dal settimo posto allo scudetto: le analogie che fanno sognare i tifosi
Alberto Ghiacci
3 min

INVIATO A TORINO - Meno un giorno al raduno della Juve. Meno 12 anni se si pensa al punto di partenza. Già, perché la combo due stagioni senza titoli-settimo posto si era materializzata l’ultima volta nel 2011. Da lì, però, la Juve aprì il ciclo dei nove scudetti consecutivi. E a guardare bene ciò che sta accadendo in queste settimane alla Continassa, si notano facilmente delle analogie. Casuali, certo: però in casa bianconera - evidentemente - due stagioni senza vincere e un settimo posto (anche se stavolta determinato dal -10 di penalizzazione) sono più che sufficienti per voltare pagina con forza, determinazione, risolutezza. Proprio come accadde nel campionato 2011-2012.

I cambi nella dirigenza della Juve

La lunga striscia di trionfi tricolori, infatti, si aprì con l’investitura di Andrea Agnelli alla presidenza del club. E, per la parte sportiva, con le scelte di Marotta che era arrivato in bianconero solo un anno prima insieme a Paratici. Cambio totale ai vertici e Juve di nuovo dominante, straripante, vincente. E oggi? I vertici del club - per forza di cose - sono cambiati qualche mese fa e alla direzione tecnica è arrivato Cristiano Giuntoli, uno che ha già dimostrato di saperci fare. Analogie casuali, lo abbiamo detto: eppure i cambi nei ruoli più importanti, anche con il presidente Ferrero e l’ad Scanavino, hanno tutto il sapore dei più classici déjà vu.

Juve, stesso modulo del 2011

E ancora il modulo. La Juve di Conte aprì il ciclo di scudetti grazie al 3-5-2 lanciato in corsa, proprio lo schema su cui Allegri ha basato gran parte dell’ultima versione bianconera e sul quale sta ragionando in maniera convinta per la stagione che si apre domani con il raduno alla Continassa. Difesa coperta, fasce presidiate e raddoppiate, mediana in grado di fare filtro e ripartire, coppia d’attacco in cui uno accorcia e l’altro va in profondità. In pratica le basi del nostro calcio, quelle che tante volte hanno portato grandi soddisfazioni. Nulla di così esotico, ma il corto muso se arriva può pagare bene.

Juve con un solo obiettivo

E infine ecco l’ultima analogia, ancora leggeremente sospesa in attesa della decisione ufficiale dell’Uefa. Nel 2011-2012 la Juve non giocava in Europa, perché da settima non si era qualificata (la Conference League non esisteva). E anche oggi il quadro può essere lo stesso: solo il campionato come obiettivo, che con i ritmi moderni fa tutta la differenza del mondo. Tanto che anche una squadra appena ricostruita può puntare allo scudetto. E vincerlo. Tredici anni fa, quasi come oggi. Davvero troppo per non pensarci.


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