TORINO - Un rebus per la Juve e forse anche per l’Italia, pensando all’Eurpeo in Germania. Federico Chiesa entra, gioca, si ferma, esce e poi deve attendere tra problemi muscolari, fastidi e gonfiori, i tempi necessari per il ricondizionamento atletico. E’ una costante rincorsa. Non ha ancora trovato stabilità fisica e continuità a due anni di distanza dall’incidente al ginocchio sinistro. Allegri e la Signora, di fatto, lo aspettano da un mese. Si era bloccato dopo gli ottavi di Coppa Italia con la Salernitana. Da allora quattro partite saltate per infortunio, 34 minuti (segnando un gol) allo Stadium con il Sassuolo il 16 gennaio, e altri 25, sostituendo Yildiz, domenica sera a San Siro. Il totale, da inizio stagione, fa 18 presenze su 23 in Serie A, di cui 13 da titolare e solo 4 tenendo il campo per 90 minuti. Nelle altre circostanze, Chiesa è entrato in corsa oppure è stato sostituito: 1185 minuti l’impiego complessivo.
Il sostegno e i numeri con la Juve
A San Siro, Allegri difficilmente avrebbe potuto utilizzarlo dall’inizio. Federico si era allenato pochissimo, completando il recupero, negli ultimi giorni. Dopo la partita con l’Empoli, in cui non era stato neppure convocato, il tecnico livornese lo aveva protetto, allontanando le preoccupazioni. «Un giocatore come lui che strappa, si ferma e riparte ogni tanto può avere qualche fastidio» aveva spiegato a proposito del gonfiore (con relativa infiammazione) al ginocchio operato nel gennaio 2022. Servono tempo e pazienza per uscire da interventi chirurgici così delicati e pesanti, va ripristinato l’equilibrio posturale, possono insorgere problematiche muscolari, resiste un certo timore psicologico, bisogna convivere con dolori e infiammazioni. Il percorso di Chiesa è stato particolarmente sofferto, il ritorno in campo a novembre 2022, le 33 presenze totali (e in crescendo) sino a maggio tra Serie A, Europa League e Coppa Italia. Allegri lo ha sempre dosato e gestito. Meglio quest’anno, con una continuità superiore e un utilizzo più stabile, ma spesso giocando a singhiozzo e cercando di curare l’allenamento.
Chiesa, Spalletti lo aspetta in azzurro
Chiesa si era già fermato nella prima parte della stagione, a ottobre in coincidenza del derby con il Torino: problemi muscolari e nella parte posteriore del ginocchio che lo avevano tradotto a Coverciano in condizioni precarie prima della sfida con l’Inghilterra, ma anche a settembre era stato costretto a rinunciare alle convocazioni di Spalletti, appena ingaggiato da Gravina. Il nuovo ct lo ha potuto chiamare e utilizzare soltanto a novembre con la Macedonia del Nord (doppietta nello stadio in cui si era rottoi legamenti crociati del ginocchio) e nella partita decisiva di Levekusen di fronte all’Ucraina. Mancini non lo aveva convocato a marzo per problemi fisici e lo impiegò part-time a giugno nella Final Four di Nations League. Un rapporto tormentato e condizionato con la Nazionale dai frequenti stop and go. Ora si tratta di riacquistare la condizione giusta e di filare via dritti verso la fine della stagione. FINALE DI STAGIONE. Otto giorni di preparazione gli dovrebbero consentire di puntare l’Udinese e completare il rodaggio atletico. Alla Juve restano 15 partite di campionato e la doppia semifinale di Coppa Italia. Una settimana dopo la chiusura del campionato, si radunerà l’Italia a Coverciano, il 10 giugno la partenza per il ritiro di Iserlohn: tre giorni prima Spalletti dovrà definire e comunicare all’Uefa la lista dei 23 azzurri per l’Europeo. Unica tappa di avvicinamento le due amichevoli negli Stati Uniti (21 marzo a Fort Lauderlale con il Venezuela e il 24 a New York con l’Ecuador) tra un mese e mezzo. Chiesa può e deve essere un punto fermo della Nazionale in Germania. L’Italia lo aspetta come e più della Juve per misurarsi in Germania nel girone con Albania, Spagna e Croazia.