Quando la visione umana incontra l’opportunità politica, viene condita da un pizzico di ambizione dirigenziale e poi mescolata con il coraggio delle scelte quotidiane, la ricetta non può che essere vincente. Chissà se Agnelli e gli altri padri fondatori della NextGen, il progetto “seconda squadra” che vide la Juventus precorritrice di un modello oggi seguito soltanto da Atalanta (dal 2023) e Milan (da pochi mesi), avevano previsto in quell’epoca di assestamento politico-federale, nell’interregno del commissario straordinario della Federcalcio Fabbricini, che una semplice idea potesse portare in poco più di 5 anni ben 158 milioni di euro di cessioni.
Juve, la strategia
Si tratta di una cifra monstre per una squadra di Serie C, costata secondo alcune stime del club circa 193 milioni dal 2018 comprendendo tutte le spese possibili, dagli acquisti agli staff, fino ad arrivare alle trasferte e ai costi delle strutture. Un investimento che in principio serviva per raggiungere tre obiettivi strategici: ridurre il numero di prestiti, inserire più giovani in prima squadra così da abbassare gli ammortamenti e abbattere il monte ingaggi e, non per ultimo, rinsaldare il senso di appartenenza in stile Barcellona. La prima svolta c’è stata sui trasferimenti. Quando Federico Cherubini, la mente e il primo esecutore del progetto al quale hanno lavorato Marotta e Paratici, oltre che Claudio Chiellini, Fusco e Manna (oggi tutti fuori dal club tranne Chiellini, di fatto la nuova società a trazione Elkann-Scanavino ha optato per il reset), arrivò alla Juventus come direttore dei prestiti, la Signora aveva circa 70 calciatori ceduti temporaneamente, il 70% dei quali in Lega Pro. Nel 2023-24 questo numero si è attestato a quota 30. Ma non è soltanto una questione numerica: adesso i giovani salutano Vinovo dopo aver già compiuto una prima fondamentale esperienza (in casa, dentro un ambiente protetto) in un campionato tosto come quello di C; di conseguenza, la Juve disputa il campionato Primavera sotto età con gli Under 18. I ragazzi vincono meno - come se vincere a quell’età portasse qualche beneficio - però crescono meglio.