Juve, da Vlahovic a Douglas: quante spine per Thiago Motta

Le panchine del capitano Danilo e di Luiz, il ruolo di Yildiz e il periodo negativo di Dusan:  il tecnico studia nuove soluzioni
Juve, da Vlahovic a Douglas: quante spine per Thiago Motta© LAPRESSE
Giorgio Marota

Alla Continassa sbocciano delle belle rose ma con qualche spina. Motta e Giuntoli non ne sono sorpresi: essendo tutto nuovo s’aspettavano, senza temerne le conseguenze, qualche intoppo. «Il progresso è un processo», è il messaggio che non a caso la dirigenza della Juve ha voluto affidare ai canali social del club dopo lo 0-0 contro il Napoli, il terzo pareggio consecutivo senza gol in campionato. C’è stato tanto di buono fin qui: valgano come esempi la difesa dei corazzieri, la migliore in Europa perché non ha subito neppure una rete in quasi 500 minuti di gioco, la brillantezza di alcuni singoli come Bremer, Gatti, Locatelli, Di Gregorio e Cambiaso, l’entusiasmo che si respira all’interno del gruppo e anche la luna di miele con i tifosi che allo Stadium hanno sempre fatto registrare il tutto esaurito. Alcuni aspetti, però, inducono a riflessioni più ampie e approfondite dopo il primo ciclo di partite della gestione Thiago.

Motta, il rebus Vlahovic

Vlahovic, ad esempio, resta un rebus complicato da risolvere. Contro il Napoli ha toccato solo sei palloni prima di essere sostituito all’intervallo senza mai mettere piede nell’area avversaria, non segna da un mese e spesso appare “scollegato” dai compagni, anche se il tecnico ne ha evidenziato pubblicamente la predisposizione al sacrificio e la disponibilità a smussare i lati di un carattere esuberante e inquieto. Dusan non è ancora lo Zirkzee di Bologna, cioè il regista dell’attacco che sa trasformarsi quando serve in rapace finalizzatore, e chissà come potrà reagire a livello emotivo all’ennesimo tentativo di contrattazione che si aprirà nelle prossime settimane tra Giuntoli e il suo manager Ristic sullo stipendio da 23 milioni lordi l’anno che la Juve intende ammorbidire. Molto delicata è anche la questione Danilo: non vede mai il campo, neppure quando uno dei centrali titolari si ferma per infortunio come è accaduto a Gatti contro il Napoli. Sabato Thiago ha preferito spostare Kalulu al centro e al brasiliano - 5’ in 5 gare - continua a restare solamente la speranza di non perdere il posto pure nella Seleçao, nazionale della quale è capitano. A Torino ripetono che non c’è alcun caso e che Danilo non gioca perché gli altri, al momento, hanno qualità e ritmi più graditi all’allenatore. Tutto legittimo. Di sicuro, però, il difensore non sembra più così convinto di restare oltre il 30 giugno, quando dovrà decidere se far scattare il prolungamento automatico fino al 2026. 


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Douglas e Yildiz

Resta un oggetto abbastanza misterioso anche Douglas Luiz, pagato 51,5 milioni e utilizzato una sola volta dall’inizio nella partita di Empoli, dove è stato tra i peggiori. Douglas, straordinario in Premier, nelle intenzioni di chi lo ha preso avrebbe dovuto mettere in panchina Locatelli, ma l’italiano si è ripreso il posto; e al suo fianco serve il dinamismo di Thuram o di McKennie, mentre l’altra casella da mezzala nel 4-1-4-1 è occupata da Koopmeiners. L’inserimento dell’olandese, dalla 3ª giornata, ha costretto Yildiz a traslocare sulla fascia. Quando il turco ha agito come trequartista puro, giocando da 10, la Juve ha segnato sei gol in due gare. Le cose per Kenan non sono andate poi così male vista la perla “alla Del Piero” in Champions, eppure per vie centrali sembrava poter dispensare più assist per i compagni, per Vlahovic in particolare. In attesa dell’esplosione definitiva di Nico e del recupero di Conceiçao, Thiago elabora e approfondisce vecchie e nuove mosse.


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Alla Continassa sbocciano delle belle rose ma con qualche spina. Motta e Giuntoli non ne sono sorpresi: essendo tutto nuovo s’aspettavano, senza temerne le conseguenze, qualche intoppo. «Il progresso è un processo», è il messaggio che non a caso la dirigenza della Juve ha voluto affidare ai canali social del club dopo lo 0-0 contro il Napoli, il terzo pareggio consecutivo senza gol in campionato. C’è stato tanto di buono fin qui: valgano come esempi la difesa dei corazzieri, la migliore in Europa perché non ha subito neppure una rete in quasi 500 minuti di gioco, la brillantezza di alcuni singoli come Bremer, Gatti, Locatelli, Di Gregorio e Cambiaso, l’entusiasmo che si respira all’interno del gruppo e anche la luna di miele con i tifosi che allo Stadium hanno sempre fatto registrare il tutto esaurito. Alcuni aspetti, però, inducono a riflessioni più ampie e approfondite dopo il primo ciclo di partite della gestione Thiago.

Motta, il rebus Vlahovic

Vlahovic, ad esempio, resta un rebus complicato da risolvere. Contro il Napoli ha toccato solo sei palloni prima di essere sostituito all’intervallo senza mai mettere piede nell’area avversaria, non segna da un mese e spesso appare “scollegato” dai compagni, anche se il tecnico ne ha evidenziato pubblicamente la predisposizione al sacrificio e la disponibilità a smussare i lati di un carattere esuberante e inquieto. Dusan non è ancora lo Zirkzee di Bologna, cioè il regista dell’attacco che sa trasformarsi quando serve in rapace finalizzatore, e chissà come potrà reagire a livello emotivo all’ennesimo tentativo di contrattazione che si aprirà nelle prossime settimane tra Giuntoli e il suo manager Ristic sullo stipendio da 23 milioni lordi l’anno che la Juve intende ammorbidire. Molto delicata è anche la questione Danilo: non vede mai il campo, neppure quando uno dei centrali titolari si ferma per infortunio come è accaduto a Gatti contro il Napoli. Sabato Thiago ha preferito spostare Kalulu al centro e al brasiliano - 5’ in 5 gare - continua a restare solamente la speranza di non perdere il posto pure nella Seleçao, nazionale della quale è capitano. A Torino ripetono che non c’è alcun caso e che Danilo non gioca perché gli altri, al momento, hanno qualità e ritmi più graditi all’allenatore. Tutto legittimo. Di sicuro, però, il difensore non sembra più così convinto di restare oltre il 30 giugno, quando dovrà decidere se far scattare il prolungamento automatico fino al 2026. 


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