A tutto Cristiano Giuntoli. Dal colpo Osimhen alla scelta di Thiago Motta, allenatore che ha raccolto la pesante eredità di Massimiliano Allegri ed è chiamato ad aprire un ciclo sulla panchina della Juventus. Tra rimpianti e obiettivi per il futuro, il Managing Football Director della Vecchia Signora si è raccontato in una lunga intervista apparsa sulle colonne del Corriere della Sera.
Giuntoli: "Abbiamo sposato in toto il progetto Thiago Motta. Su Vlahovic..."
Un mercato estivo imponente e una rosa rivoluzionata, ma prima di tutto questo andava individuata la nuova guida tecnica. Il prescelto è sempre stato Thiago Motta, reduce da una stagione incredibile con il Bologna ed erede designato di Massimiliano Allegri, riuscito a portare a casa la vittoria della Coppa Italia e la qualificazione alla Super Champions League e al Mondiale per Club: "È evidente che con il Bologna aveva fatto così bene che non eravamo gli unici ad avere gli occhi su di lui, - ha ammesso Cristiano Giuntoli al CorSera - ne eravamo consapevoli e abbiamo giocato le nostre carte, sposando evidentemente in toto il suo progetto di calcio. Nessun piano B? Non dico il nome, ma è un allenatore straniero che esercitava ed esercita ancora in Europa".
Contro il "suo" Napoli, non è passata inosservata la sostituzione di Dusan Vlahovic all'intervallo, complice l'inaspettato inserimento di Timothy Weah nel ruolo di centravanti: "Nel calcio di Thiago succede, nulla di particolare - ha spiegato il responsabile dell'area tecnica della Juve -. Problemi con il rinnovo? No, un calciatore come lui con prospettive ancora importanti non può mai essere un problema, il rinnovo è un obiettivo, lo faremo. Un giocatore che vale tanto e guadagna tanto per noi rappresenta un patrimonio".
Sul rapporto con Massimiliano Allegri, sollevato dall'incarico dopo il successo in finale di Coppa Italia contro l'Atalanta, Giuntoli non si è sbilanciato: "Mi dispiace, di questo non parlo".
Giuntoli: "Calafiori, un rimpianto per l'Italia. Osimhen l'acquisto più complicato"
Tra obiettivi e certezze da consolidare, non possono mancare i rimpianti nella carriera di un professionista, anche se ti chiami Cristiano Giuntoli: "Chi non ne ha? Avevamo l’esigenza di fare un buon mercato e mettere i conti in ordine. L’obiettivo era fare una squadra giovane, ma con uno storico che rappresentava la base. Calafiori? È un rimpianto per tutto il calcio italiano, non della Juventus. Bisogna interrogarsi sul fatto di non aver avuto la forza di tenere in Italia un giocatore della sua portata. Le grandi squadre hanno preso tutte un difensore, non lui. Il caso Chiesa? Siamo sempre stati onesti, con lui e con il suo entourage. Abbiamo cercato la soluzione migliore per Federico: è molto forte e gli auguro il meglio".
Il mercato nasconde anche colpi più complicati di altri. Tra questi, sembra esserci l'affare che portò Osimhen alla corte di De laurentiis: "Forse Victor, sì. Ci ho messo quattro mesi per portarlo a Napoli. La mancata cessione estiva? Andava forse venduto prima, ma Aurelio (De Laurentiis) è un imprenditore intelligente e astuto. Gli devo tanto, gli voglio bene".