La Juve è sparita, ecco cosa manca: tutti i dubbi di Thiago Motta

Mercato sbagliato, infortuni e troppi esperimenti, con ben 51 formazioni provate dal tecnico in 32 partite: tutti i dettagli
Fabrizio Patania
6 min

INVIATO A TORINO - Zoff, Gentile, Cabrini, Bonini, Brio, Scirea, Bettega, Tardelli, Rossi, Platini e Boniek. Impossibile tornare alla filastrocca degli anni Ottanta e ai tempi del Trap, ma oggi mettere in fila gli undici di Thiago è diventata un’impresa ai confini della realtà. Nessuno sa quale sia la formazione tipo della Juve, forse neppure il tecnico italo-brasiliano, ancora alla ricerca di una formula definitiva. Cambia e ricambia, sposta e aggiusta, rompe e ricomincia. Un’idea chiara non esiste. Dopo sei mesi di lavoro, il tonfo con il Benfica ha certificato la crisi, accompagnata dai fischi dello Stadium. Siamo a fine gennaio, è come se fosse agosto. Lavori in corso, un cantiere aperto. Gli infortuni hanno contribuito, il mercato condiziona. Tutte giustificazioni plausibili, tranne una: manca un’identità precisa, la squadra non ha riferimenti certi, ora sta perdendo l’anima e un filo logico. Il continuo rimescolio non giova. Senza stabilità, il gioco non decolla. Si è visto poco, quasi mai. Un passo avanti e tre indietro. Va così da settembre e ora si ricomincia. Kolo Muani ha appena debuttato, domenica forse toccherà a Renato Veiga in attesa di conoscere Alberto Costa. Il popolo della Juve non si è certo annoiato nel tentativo di seguire Motta.

Juve, eccesso di duttilità

McKennie, possibile esodato a luglio, è il simbolo della duttilità e del calcio relazionale, come lo hanno definito a Coverciano trascurando il rischio del caos. L’Italia di Spalletti all’Europeo era caduta nella stessa trappola. L’americano sinora è stato impiegato in sette ruoli diversi. Ha fatto l’ala, il terzino, il mediano, il trequartista e il finto centravanti, giocando su tutte e due le corsie esterne. Gli manca di finire in porta o di riciclarsi da difensore centrale, poi prenderà la laurea di universale. Per ora ha guadagnato la fascia, settimo capitano stagionale della Juve secondo la filosofia di Thiago, che tutto cambia, compresi i gradi. Il texano ha scavalcato persino Cambiaso, manifesto iniziale del progetto. La duttilità è un pregio, a patto di non abusarne, altrimenti genera confusione.

Thiago Motta, sembra il tetris

Thiago non ha toccato molto il modulo, oscillando tra il 4-1-4-1 (versione Bologna) e il 4-2-3-1 con lampi di 4-3-3, ma si è scatenato come un piccolo chimico nell’assemblaggio, quasi mai riuscito. Il Tetris della Juve. Un dedalo di combinazioni: dall’inizio della stagione, il tecnico bianconero ne ha seminate sul campo la bellezza di 51. La grafica in pagina aiuta a seguire gli esperimenti, il “viaggio” di ogni singolo calciatore e la zona di campo in cui ha giocato almeno una volta. In 32 partite ufficiali tra campionato e Coppe, Thiago ha alternato 6 terzini destri, 5 terzini sinistri, 10 mediani (con varie coppie) e 15 fantasisti nel terzetto a ridosso del centravanti. Yildiz ha iniziato da numero 10, ha proseguito come ala sinistra, a Riyad è stato scoperto sulla fascia destra. Cambiaso ala o terzino. Stesso discorso per Weah, difensore con il Benfica e attaccante buono per ogni impiego, persino centravanti. La ricerca del vice Vlahovic si è conclusa con il prestito di Kolo Muani. Thiago ha giocato senza centravanti, sperimentando due volte il 4-6-0 o 4-2-4 (di fronte a Milan e Atalanta) con McKennie e Koopmeiners di punta.

Juventus, mercato deludente  

I nuovi acquisti non lo hanno aiutato. La Juve voleva alzare la qualità del centrocampo. Alla resa dei conti, Locatelli e Thuram si sono rivelati i due mediani più affidabili. Il gap di fantasia è rimasto inalterato o quasi. Pesa il flop di Douglas Luiz. Koopmeiners non ha mai fatto la differenza e non ha trovato la collocazione ideale. Trequartista, mezzala o mediano? Fagioli, l’unico regista autentico, si è perso. Acquisti alla rinfusa, forse è stata sbagliata l’architettura più dei giocatori e il mercato continua a trascurare l’emergenza. Prendete il caso Danilo: è uscito di scena a fine dicembre, prima che arrivassero i sostituti di Bremer e Cabal. L’altra sera avrebbe fatto comodo. Quando si è fatto male Kalulu, Motta ha arretrato Locatelli. La difesa con tre centrocampisti su quattro non si era mai vista, ma è solo l’epilogo di una mancata programmazione. L’Inter di Inzaghi ha costruito il ciclo scudetto puntando su un modulo certo (3-5-2) e due giocatori per ogni ruolo. L’epopea di Conte era nata con il timbro della BBC (Barzagli, Bonucci, Chiellini). La Juve di oggi sta partorendo un fallimento da romanzo di Pirandello. Uno, nessuno, centomila.

 

 

 

 


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