Juve, anche i social rimpiangono

Leggi il commento sulla squadra bianconera e Thiago Motta
Massimiliano Gallo
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Thiago Notte. Doveva essere la rivoluzione del football. L’avvento dello spettacolo in una piazza deturpata dal calcio utilitaristico (orrore!). Dopo sette mesi, la Juventus di Thiago Motta ha ottenuto il risultato opposto: la riabilitazione di Massimiliano Allegri. L’impresentabile. L’anti-calcio. Proprio lui, l’uomo che ha vinto cinque scudetti di fila, che ha condotto la Juventus a giocarsi due finali di Champions. E che nell’ultimo triennio, narrato come disastroso, ha portato a casa due terzi posti (uno virtuale, al netto della penalizzazione), un quarto e una Coppa Italia. Oggi, per un terzo posto, gli ormai pochissimi mottiani rimasti sparerebbero fuochi d’artificio per una settimana di seguito.  

Lo scorso anno, alla 22ª giornata, la Juve di Allegri aveva 53 punti. Quanti il Napoli oggi. Era l’unica rivale dell’Inter rimasta in vita. Il club a gennaio gli prese in prestito i due sconosciuti Alcaraz (non il tennista) e Djalò.  

Allegri è stato trattato come se fosse un impiegato delle Poste. Ha salutato con quella Coppa Italia che è rimasta l’ultima vera serata da Juventus. Max se la giocò con Nicolussi Caviglia titolare. Ridusse all’impotenza l’Atalanta di Gasperini. Si spogliò. Gridò “dov’è Rocchi?”. E poi platealmente si scagliò contro Giuntoli l’architetto del disastro. Fu un gesto d’amore. L’ultimo disperato tentativo di difendere la sua creatura: la Juventus. Sapeva cosa sarebbe accaduto. È rimasto in silenzio in tutti questi mesi. Seduto lungo la riva del fiume. In settimana l’hanno visto dal barbiere, sorridente (ma anche sofferente per la sua Juve). E ieri sera sui social, che per anni hanno vomitato di tutto su di lui, sono comparsi due hashtag inimmaginabili qualche mese fa: “#Mottaout, #Allegriin.  
Il trattamento mediatico riservato ad Allegri e a Thiago Motta meriterebbe uno studio con esperti mondiali di comunicazione. «Ora con Thiago, Vlahovic riceverà cento palloni a partita». «Chiesa tornerà a essere un giocatore di calcio». «La Juve finalmente diventerà dominante». «Basta vittorie 1-0». Non sapevano che il corto muso sarebbe stato sostituito dal record di pareggi. Potremmo continuare all’infinito. Per Thiago Motta la Juventus ha speso come mai ha fatto per Allegri negli ultimi tre anni. Koopmeiners voluto a ogni costo: sessanta milioni. Trenta per Nico Gonzalez. Di Gregorio al posto di Szczesny e di Perin. L’operazione Douglas Luiz che al momento somiglia a quella di Luis Silvio, il mistero brasiliano della Pistoiese dei primi anni Ottanta. Non ha badato a spese le Juventus. Poi ha speso male, ma questo è un altro discorso. I giocatori sono smarriti. Hanno perso le loro certezze. Tutti sono peggiorati. Mai una spiegazione: né dal tecnico, men che meno dalla società. Il disco rotto dell’alibi delle assenze. A Napoli è finita anche l’imbattibilità. La Juve di Thiago è in mare aperto: ora può accadere qualsiasi cosa.  
Vale la pena ricordare che alla 22ª giornata la Juventus di Maifredi - l’incarnazione del male assoluto bianconero - era quarta, a quattro punti dalla Sampdoria capolista (le vittorie valevano due punti). 


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