© Juventus FC via Getty Images La prima Juve di Thiago Motta: il fallimento di una stagione
Fuori dalla Supercoppa alla prima partita, fuori dalla Champions agli spareggi, fuori (per ora) dal giro scudetto e ieri sera la Juve ha decretato il proprio fallimento di una stagione intera, la prima di Thiago Motta, facendosi eliminare dall’Empoli ai calci di rigore nei quarti di finale di Coppa Italia. Ai rigori, sì, ma meritando di uscire dopo aver giocato almeno un’ora un calcio senza voglia, senza entusiasmo, senza concentrazione, un calcio amatoriale, di basso, bassisimo profilo, un calcio per certi versi inaccettabile. Soltanto un numero fantastico di Thuram l’aveva riportata sul pareggio, ma solo dopo che l’Empoli, all’ultimo istante del primo tempo, aveva centrato il palo interno con Konate davanti a Perin. Sarebbe stato il 2-0 e a quel punto, dopo il gol sbagliato, sembrava che fosse l’Empoli a buttar via un’occasione storica. L’ennesimo disastro della Juventus rischia di oscurare l’impresa di un club che per la prima volta nella sua storia raggiunge le semifinali di Coppa Italia. L’Empoli A era mezzo infortunato. L’Empoli B era in buona parte in panchina. L’Empoli C, quello dei ragazzini, pieno di Under 21, Under 20 e perfino Under 19, ha vinto a Torino contro la Juventus. In campionato sta soffrendo tantissimo, ma la squadra è viva, ha dei giovani brillanti come sempre nella sua storia, ieri Tosto, Marianucci e Bacci hanno oscurato le stelle superpagate (visto il rendimento si può dire anche strapagate) della Juventus.
La Juve, al pari della Fiorentina, è la squadra più inspiegabile di tutta la Serie A. Quando sembra in pieno rilancio, si ferma, barcolla e va a tappeto. E’ un problema di testa, oltre che di gioco. La Juve è una squadra convinta di essere forte, ma spesso non è squadra e, di conseguenza, non può essere forte. Bastava vedere con quanta sicurezza l’Empoli palleggiava sul campo dei bianconeri, con una squadra tutta nuova, con dei ragazzini al cospetto di giocatori di un livello e di un’esperienza nettamente superiore. Nico Gonzalez ha sbagliato l’impossibile, compresi il pallone perso che l’Empoli ha trasformato nel gol e la posizione che ha permesso a Konate di trovarsi solo davanti a Perin su lancio di Vasquez; Koopmeiners, e questo è un problema che va avanti dall’inizio della stagione, anche ieri sembrava un corpo estraneo alla squadra; Thuram aveva difficoltà a trovare spazi e solo col “numero” del gol si è fatto applaudire; McKennie non sapeva dove e come mettersi; Vlahovic ha avuto sì e no una sola palla buona e ha sbagliato il primo rigore; Yildiz, a cui hanno assegnato il 10 che un tempo si poggiava sulle spalle di campioni veri, ha completato il disastro facendosi parare il suo rigore da Vasquez.
Dall’altra parte Maleh ha imperversato (bello il gol di destro), Marianucci ha dominato l’area di rigore, Cacace ha frenato tutti quelli che passavano sulla sua fascia. D’Aversa deve essere orgoglioso di un gruppo così forte, così solido, così compatto: quando recupererà i giocatori più forti potrà riprendere la corsa verso la salvezza. In semifinale l’aspetta il Bologna, il derby di Milano da una parte, una sfida nuova dall’altra. Se Italiano ha visto la partita di Torino (e l’ha vista di sicuro) non sarà contento fino in fondo: la Juve, quella di ieri e di tante altre volte in questa stagione, sarebbe stata un’avversaria più malleabile. Quanto è amaro oggi per tutti gli juventini il ricordo di un anno fa. Allora questa Coppa l’aveva alzata l’allenatore ripudiato, Massimiliano Allegri. In campo c’erano Nicolussi-Caviglia e Iling-Junior, eppure la Juve di oggi dovrebbe imparare qualcosa dalla Juve di ieri.
