Thiago Motta, juventino dietro© ANSA

Thiago Motta, juventino dietro

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Ivan Zazzaroni
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Primo, non prenderle. E poi proviamo a darle. Qualcuno potrà recitare la litania della difesa che comincia dal lavoro degli attaccanti oppure altre amenità covercianesche, io sottolineo semplicemente che Motta - terza miglior difesa del campionato nell’ultimo anno al Bologna - ha confermato di possedere qualcosa di juventino nei princìpi tattici prima che nella comunicazione, spesso spiazzante: per 14 volte su 27 la porta di Di Gregorio, o Perin, è rimasta inviolata, un risultato parziale che pone la Juve al primo posto tra le 96 squadre dei cinque tornei più importanti d’Europa. Nella speciale classifica di Reti Pulite precede il principe dei muri a secco, Diego Simeone, il Liverpool di Slot, l’Inter di Simone, il Napoli di Conte e la Real Sociedad di Alguacil. È vero che negli ultimi anni la Serie A ha perso qualcosa, molto, dal punto di vista della qualità e dell’efficacia dei realizzatori e che è quindi un po’ più semplice collezionare clean sheet. Ma lo è altrettanto che, a differenza di alcuni predecessori, Thiago non può presentare Buffon e la BBC: ha infatti la WGKC, acronimo che più che l’emittente radiotelevisiva britannica ricorda una rete di società indipendenti, tipo la KPMG, nostra vicina di casa a Roma. Una b maiuscola Motta l’ha persa a inizio stagione, la B di Bremer.

Una delle chiavi tattiche di Thiago, dal punto di vista delle coperture (anche alla disperata) è Locatelli che già con Allegri si era trasformato in una sorta di Desailly bianco: Manuel mette il piede e il corpo dappertutto, sbagliando raramente i tempi d’intervento; qualcosa ha perso in avanti - lo ricordo mezzala da inserimenti facili - anche se proprio contro il Verona è arrivato più di una volta al tiro (a Bologna le funzioni di Locatelli le svolgeva in prevalenza Freuler e con altrettanto successo). Dalla difesa agli attacchi (prevedibili e previsti) alla matematica e alla logica. Vincendo lunedì, la Juve è arrivata a 52, alimentando inevitabili sogni tifosi e qualche illusione mediatica. Ho dato una rapida occhiata ai punti conquistati lo scorso anno dalle top, o presunte tali, nelle 11 giornate conclusive: l’Inter arrivò a 22, passando così da 72 a 94; meglio di Inzaghi fece Gasperini, 23 (da 46 a 69), terza la Lazio, 21 (da 40 a 61) e poi Milan 19, Fiorentina 18, Bologna 17, Roma 16 e Juve 14. Il Napoli si dissolse a 10. Ora, se l’Inter - ancora impegnata su tre fronti - ripetesse esattamente l’ottimo finale della scorsa stagione, chiuderebbe a 80 punti. Per raggiungere lo stesso traguardo la Juve dovrebbe acchiapparne altri 28, su trentatré, pari a 9 vittorie, un pareggio e una sola sconfitta, e nel contempo sperare nell’implosione di tre avversarie nient’affatto arrendevoli. Thiago, se hai bisogno di un miracolo sii un miracolo. Le conclusioni e i nuovi calcoli li lascio volentieri al tifoso.

 

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