Un anno di Thiago Motta costa come quattro anni di Antonio Conte e tre di Massimiliano Allegri. Almeno per quanto riguarda il computo del dare-avere tra trasferimenti in entrata e quelli in uscita, considerando sia gli arrivi di quest'anno che i riscatti della prossima stagione, senza conteggiare opzioni oppure coloro in prestito secco come Conceiçao, Kolo Muani o Renato Veiga. 193,3 milioni spesi durante questa annata - fra la rivoluzione d'estate e il rattoppo d'inverno - più 59,6 di obblighi futuri fra Nico Gonzalez, Michele Di Gregorio e Lloyd Kelly (sempre che la Juventus riesca a conquistare l'ingresso in Europa): 252,9 milioni che probabilmente cresceranno ulteriormente, soprattutto se ci saranno le riconferme dei già citati Conceicao e Muani, oppure Kalulu. Le cessioni invece ammontano a 105,9 milioni più i futuri 3,5 per Hans Nicolussi Caviglia, il cui riscatto è già scattato. Computo finale che recita -143,5 milioni, un'enormità.
Juve, i costi dell'era Conte
Per capire la portata della situazione, i tre anni di Conte avevano visto un differenziale di -110,12 milioni, con spese per 224,1 milioni che per larga parte condotte nell'estate del 2011-12, per modificare l'assetto che aveva portato Luigi Delneri fuori da qualsiasi competizione europea. 101,8 milioni in uscita e 20,7 in entrata, -81 milioni. Poi però erano arrivati i frutti, con tre Scudetti consecutivi: -49,5 di delta nel secondo anno, addirittura in positivo il terzo con un +19,59 che probabilmente ha inciso nelle dichiarazioni sul "ristorante da 100 euro" nel 2014 che sfociò poi nell'esondazione estiva e alla separazione per divergenze sul mercato e un calo di motivazione.