Juve, conto salatissimo: un anno con Motta pesa tre con Allegri

Cifre alla mano, questa stagione deludente sul piano sportivo verrà anche pagata a carissimo prezzo: siamo già ad un passivo di 143,5 milioni
Andrea Losapio

Un anno di Thiago Motta costa come quattro anni di Antonio Conte e tre di Massimiliano Allegri. Almeno per quanto riguarda il computo del dare-avere tra trasferimenti in entrata e quelli in uscita, considerando sia gli arrivi di quest'anno che i riscatti della prossima stagione, senza conteggiare opzioni oppure coloro in prestito secco come Conceiçao, Kolo Muani o Renato Veiga. 193,3 milioni spesi durante questa annata - fra la rivoluzione d'estate e il rattoppo d'inverno - più 59,6 di obblighi futuri fra Nico Gonzalez, Michele Di Gregorio e Lloyd Kelly (sempre che la Juventus riesca a conquistare l'ingresso in Europa): 252,9 milioni che probabilmente cresceranno ulteriormente, soprattutto se ci saranno le riconferme dei già citati Conceicao e Muani, oppure Kalulu. Le cessioni invece ammontano a 105,9 milioni più i futuri 3,5 per Hans Nicolussi Caviglia, il cui riscatto è già scattato. Computo finale che recita -143,5 milioni, un'enormità. 

Juve, i costi dell'era Conte

Per capire la portata della situazione, i tre anni di Conte avevano visto un differenziale di -110,12 milioni, con spese per 224,1 milioni che per larga parte condotte nell'estate del 2011-12, per modificare l'assetto che aveva portato Luigi Delneri fuori da qualsiasi competizione europea. 101,8 milioni in uscita e 20,7 in entrata, -81 milioni. Poi però erano arrivati i frutti, con tre Scudetti consecutivi: -49,5 di delta nel secondo anno, addirittura in positivo il terzo con un +19,59 che probabilmente ha inciso nelle dichiarazioni sul "ristorante da 100 euro" nel 2014 che sfociò poi nell'esondazione estiva e alla separazione per divergenze sul mercato e un calo di motivazione. 


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Juve, i costi dell'era Allegri

 Le spese hanno avuto un'impennata con Allegri, anche se all'esordio non c'era poi così tanta differenza: -29,19 milioni, cresciuti fino a -72,22 nell'estate successiva con gli arrivi di Dybala, Alex Sandro, Mandzukic e Zaza, dopo un anno in cui era arrivata la finale di Champions League persa contro il Barcellona e la sensazione di non essere poi così distanti dai primi. La Juventus in quel periodo sembrava a un passo dal tetto europeo e probabilmente lo era. Dal 2018 il vero cambio di rotta di Agnelli, con l'arrivo prima di Cristiano Ronaldo e un mostruoso -149,26 tra i 261,8 milioni (record) di spesa e i 112,54 di incassi. Fu l'ultimo anno del primo Allegri, che dopo cinque Scudetti di fila decise di salutare. Due stagioni fra Sarri e Pirlo, poi il ritorno del tecnico livornese, con un mercato da -77,62 e altre da un -40 complessivo. 

Juve, il paragone con Thiago Motta

Così un anno di Conte, in media, costava circa 36,71 milioni come passivo sul calciomercato. Per Allegri invece siamo intorno a -53,23, in crescita. Quasi giocoforza rispetto a ora, perché dal primo scudetto sono passati tredici anni e i prezzi, da quel momento in poi, sono esplosi. Anche per scelta della presidenza Agnelli che, dopo due finali di Champions, aveva deciso di fare all in su Cristiano Ronaldo. La situazione per Thiago è differente: dopo l'epurazione degli ex allegriani, c'era bisogno di investire pesantemente con gli arrivi di Koopmeiners, Douglas Luiz, Khephren Thuram, Alberto Costa, Juan Cabal, Nico Gonzalez, Di Gregorio, Kelly e Adzic, più Kalulu, Veiga, Kolo Muani e Kalulu. Cambiare non è sempre meglio, basti vedere i risultati


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Un anno di Thiago Motta costa come quattro anni di Antonio Conte e tre di Massimiliano Allegri. Almeno per quanto riguarda il computo del dare-avere tra trasferimenti in entrata e quelli in uscita, considerando sia gli arrivi di quest'anno che i riscatti della prossima stagione, senza conteggiare opzioni oppure coloro in prestito secco come Conceiçao, Kolo Muani o Renato Veiga. 193,3 milioni spesi durante questa annata - fra la rivoluzione d'estate e il rattoppo d'inverno - più 59,6 di obblighi futuri fra Nico Gonzalez, Michele Di Gregorio e Lloyd Kelly (sempre che la Juventus riesca a conquistare l'ingresso in Europa): 252,9 milioni che probabilmente cresceranno ulteriormente, soprattutto se ci saranno le riconferme dei già citati Conceicao e Muani, oppure Kalulu. Le cessioni invece ammontano a 105,9 milioni più i futuri 3,5 per Hans Nicolussi Caviglia, il cui riscatto è già scattato. Computo finale che recita -143,5 milioni, un'enormità. 

Juve, i costi dell'era Conte

Per capire la portata della situazione, i tre anni di Conte avevano visto un differenziale di -110,12 milioni, con spese per 224,1 milioni che per larga parte condotte nell'estate del 2011-12, per modificare l'assetto che aveva portato Luigi Delneri fuori da qualsiasi competizione europea. 101,8 milioni in uscita e 20,7 in entrata, -81 milioni. Poi però erano arrivati i frutti, con tre Scudetti consecutivi: -49,5 di delta nel secondo anno, addirittura in positivo il terzo con un +19,59 che probabilmente ha inciso nelle dichiarazioni sul "ristorante da 100 euro" nel 2014 che sfociò poi nell'esondazione estiva e alla separazione per divergenze sul mercato e un calo di motivazione. 


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