Retroscena Thiago Motta, la strategia della Juve dopo Firenze e il futuro dell'allenatore

La società la sostiene ma il tecnico bianconero deve necessariamente battere il Genoa dopo la sosta
Giorgio Marota

In 127 anni di storia la Juventus ha esonerato solo sei allenatori a stagione in corso: tre a cavallo degli anni ‘50 e ‘60 – Puppo, Brocic, Amaral e Carniglia – e due nel faticoso percorso di ricostruzione post Calciopoli, Ranieri nel 2009 e Ferrara nel 2010. Thiago Motta ha una possibilità sola per evitare di entrare nel libro sulla storia bianconera dalle note a piè di pagina: battere il Genoa dopo la sosta, il 29 marzo. Nessuno gli ha detto chiaramente che l’alternativa può essere l’esonero – di fatto queste sono scelte che non si programmano –, ma se la Juve non batte il Grifone il suo tecnico rischia tanto. Oggi la società gli ha comunicato ancora vicinanza e supporto dopo il pesante 3-0 di Firenze, successivo al 4-0 interno con l’Atalanta di domenica scorsa: fiducia per ragioni di opportunità (perché se salta Thiago, anche la dirigenza finisce in discussione agli occhi della proprietà), ma anche voglia di capire le ragioni di una stagione drammaticamente altalenante. Di sicuro, il dt Giuntoli e l’ad Scanavino vogliono togliere alibi alla squadra. Scaricare l’allenatore adesso genererebbe solo ulteriore caos, e la Champions è troppo importante per non rimandare tutti i conti e le analisi alla fine di maggio.

 


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Juve, la Champions non può sfuggire

Il quarto posto è ancora alla portata dei bianconeri, ma dopo il fallimento degli obiettivi Supercoppa, Champions e Coppa Italia, la Signora deve raggiungere il pass al torneo più prestigioso. L’ultima volta che è accaduto, e fu per la squalifica imposta dall’Uefa dopo il caso plusvalenze e le condanne italiane, la società ha registrato perdite tra 80 e 100 milioni di euro causate dai mancati ricavi e congelò tutte le operazioni onerose di mercato.

La linea della società sui possibili successori di Thiago Motta

Per la possibile sostituzione si sono fatti già diversi nomi: da Mancini a Pioli, passando per Tudor. Voci che la Juventus si è sempre affrettata a smentire, almeno informalmente, confermando quanto sia complesso individuare un allenatore di primissimo livello pronto a stagione in corso e che si assuma, tra l’altro, il rischio di giocarsi la conferma in nove partite con lo scenario del fallimento a portata di mano. In questo terreno scivoloso fatto di incertezze e retropensieri, arriva la sosta. Da una parte salvifica, dall’altra pesante da gestire: con la piazza in rivolta, i tredici giorni che separano il post Fiorentina-Juve dal ritorno in campo sembrano interminabili mesi.


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In 127 anni di storia la Juventus ha esonerato solo sei allenatori a stagione in corso: tre a cavallo degli anni ‘50 e ‘60 – Puppo, Brocic, Amaral e Carniglia – e due nel faticoso percorso di ricostruzione post Calciopoli, Ranieri nel 2009 e Ferrara nel 2010. Thiago Motta ha una possibilità sola per evitare di entrare nel libro sulla storia bianconera dalle note a piè di pagina: battere il Genoa dopo la sosta, il 29 marzo. Nessuno gli ha detto chiaramente che l’alternativa può essere l’esonero – di fatto queste sono scelte che non si programmano –, ma se la Juve non batte il Grifone il suo tecnico rischia tanto. Oggi la società gli ha comunicato ancora vicinanza e supporto dopo il pesante 3-0 di Firenze, successivo al 4-0 interno con l’Atalanta di domenica scorsa: fiducia per ragioni di opportunità (perché se salta Thiago, anche la dirigenza finisce in discussione agli occhi della proprietà), ma anche voglia di capire le ragioni di una stagione drammaticamente altalenante. Di sicuro, il dt Giuntoli e l’ad Scanavino vogliono togliere alibi alla squadra. Scaricare l’allenatore adesso genererebbe solo ulteriore caos, e la Champions è troppo importante per non rimandare tutti i conti e le analisi alla fine di maggio.

 


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