Juve, le pagelle di Tudor: chi sono i suoi promossi e bocciati

In tre gare ha già scelto il blocco dei titolari. Il croato ha bacchettato chi è entrato con il Lecce: spazi chiusi
Giorgio Marota
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Nel primo mese alla Juventus, Tudor ha avuto solamente due piccoli crisi di coscienza tecnica: ha pensato di far giocare Conceiçao contro la Roma e Cambiaso contro il Lecce. In entrambi i casi ci ha dormito sopra e all’alba ha cambiato idea, forse ricordandosi che nella sua amata Croazia i vecchi saggi ripetono spesso che «la mattina è più saggia della sera». Così ha insistito su un blocco, smentendo il trasformismo del collega Motta che prima di lui aveva cambiato 39 formazioni su 42 partite. La nuova Juve è come una filastrocca: Di Gregorio in porta, Kalulu, Veiga e Kelly in difesa; Nico Gonzalez, Locatelli, Thuram e McKennie a centrocampo; Koopmeiners e Yildiz dietro la punta Vlahovic. Con il 3-4-2-1 Tudor ha ritrovato verticalità, ha reso la squadra più efficace e, anche grazie al dinamismo dei due mediani, è riuscito sia a imbastire una buona organizzazione del pressing sia a trovare il giusto mix tra coperture e inserimenti. Così ha anestetizzato il Genoa al debutto, ha dominato per larghi tratti la Roma e sabato, per almeno 75’, ha annichilito il Lecce. Poi ha passato un brutto quarto d’ora. «Se devo essere sincero, i cambi non mi sono piaciuti - ha tuonato - Devono crescere e farlo in fretta». Il messaggio è arrivato forte e chiaro in particolare alle orecchie di Cambiaso, Kolo Muani, Weah e Conceiçao. Negli spogliatoi si è fatto sentire.

Tudor, i quattro rimandati

Tra i quattro, Weah è considerato il meno colpevole. Lui una partita da titolare l’ha giocata, domenica scorsa all’Olimpico, permettendo a Tudor di far vedere un’altra faccia della Juve: quella più conservativa, con Nico trequartista e l’americano sulla fascia. Al netto di questo piccolo accorgimento, e all’infortunio di Gatti, si andrà avanti con la stessa formazione da qui alla fine del campionato. Cambiaso non è ancora in condizione, Conceiçao nell’ultimo mese ha fatto parlare di sé più per uno sfogo criptico su Instagram («un giorno sapranno...», ma chi? E soprattutto cosa?) che per le prestazioni, mentre Kolo Muani oggi è il fantasma del meraviglioso goleador che seppe presentarsi a Torino, a metà gennaio, segnando 5 gol nelle prime tre presenze, prima di restare a secco nelle successive undici. Nelle ultime sei giornate, gli spazi saranno via via più ridotti. Il tempo per gli esperimenti con il nuovo allenatore non è mai iniziato e, di sicuro, non comincerà nei 540 minuti più importanti della sua carriera. Oltre alla Champions, c’è in gioco il suo futuro.


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