La grandezza di Immobile

La grandezza di Immobile© © Marco Rosi / Fotonotizia
Alberto Dalla Palma
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I segnali di un’altra Lazio si erano colti a Oporto e a Udine, oltre che contro il Napoli, ma i risultati negativi avevano reso meno affascinante quello che si era visto sul campo. Per sei mesi Sarri aveva denunciato che ci voleva tempo e che gli impegni infrasettimanali non aiutavano la squadra a crescere, a capire, a credere in se stessa e in quello che lui chiedeva: a Cagliari, dopo il lavoro di sei giorni completamente dedicati, si sono visti i frutti di un allenamento costante, ovviamente favoriti da una qualità che da anni sviluppa la squadra. Una vittoria netta, appassionante e divertente, come le giocate di Luis Alberto, di Felipe Anderson, di Milinkovic e di Ciro Immobile, che ha scritto un altro capitolo della sua straordinaria storia di centravanti della Lazio. Il rigore realizzato contro Cragno è diventato il gol numero 143: agganciato Piola sul tetto dei cannonieri biancocelesti la notte della partita numero 200, ma per spiegare meglio quale impresa sia riuscito a fare Ciro, ricordiamo che il suo predecessore ci aveva messo 227 gare a raggiungere questo traguardo e in un periodo completamente diverso, dove c’era una competitività nettamente inferiore a quella attuale. E in tutto, da quando è arrivato a Roma, poco più di cinque anni e mezzo fa, Immobile ha segnato 175 reti: un ritmo impressionante, che nel nostro campionato nessuno è stato in grado di tenere nello stesso periodo temporale. Per Mancini una certezza in vista degli spareggi mondiali. Anzi, non solo una certezza ma anche una speranza: che in Nazionale l’attaccante della Lazio possa avere lo stesso rendimento raggiunto nel club.

Non era facile vincere a Cagliari, dove il Napoli si era salvato per un pelo: Mazzarri ha trasformato la sua squadra a gennaio, dopo un mercato attento e anche molto intellingente. I sardi sono usciti dalle sabbie mobili con la vittoria di Torino, ieri sono caduti dopo aver combattuto fino all’ultimo istante e anche questo è un segnale per il futuro: con la Lazio si può perdere, ma con lo spirito delle ultime settimane il Cagliari può riprendere subito la corsa verso la salvezza. E la squadra di Sarri, invece, può pensare ad un posto in Europa proprio perché non ha più impegni infrasettimanali, a differenza dalle rivali più accese come Fiorentina, Atalanta, Roma e Juventus. Tra un posto in Conference League e l’ultimo a disposizione per la Champions c’è una distanza minima anche se Gasp e Italiano devono recuperare una partita a testa. Ma se le premesse sono quelle di Cagliari, i biancocelesti non possono porsi alcun limite: entrati in sintonia con il loro allenatore, stanno ritrovando entusiasmo e fiducia, nonostante la sconfitta all’ultimo secondo contro il Napoli.

Immobile su tutti, per il traguardo che ha centrato con il gol numero 143, ma anche un Luis Alberto sontuoso, almeno quanto Felipe Anderson, devastante sulla corsia laterale destra. Messo sotto accusa per mesi, anche dalla stesso Sarri, lo spagnolo ha avuto la capacità di rialzarsi e di imporsi anche in una squadra che deve correre molto di più rispetto alla precedente, allenata da Simone Inzaghi. Aveva perso il posto, a volte sostituito da Basic a volte addirittura da Akpa Akpro, ma alla fine il tecnico ha avuto il merito di riconoscere che i valori e le differenze emergono sempre: così Luis Alberto, che si è sentito al centro del progetto, è risalito ai suoi livelli, assolutamente fuori dal normale per la qualità che riesce a esprimere in campo. Ma Sarri ha avuto anche la grande capacità di mettere in discussione le sue certezze iniziali: dentro Strakosha al posto di un Reina in declino eviden te, fuori Hysaj e dentro Radu (o Laz zari quando stava bene) perché il difensore albanese stava davvero sbagliando troppo.

Gli ingredienti per una grande Lazio ci sono, soprattutto adesso che Sarri ha sposato la squadra (più della società) e la squadra ha sposato Sarri (più della società). Manca, come spesso è accaduto negli ultimi anni, il cambio di passo del club, che non riesce ad alzare le proprie ambizioni nemmeno dopo essersi affidato a Mau. Altrimenti non si spiega come ancora oggi giocatori ritenuti fondamentali dal tecnico, come L uiz Felipe, Marusic, Patric e adesso forse anche Strakosha, siano senza contratto e possano andarsene a parametro zero. Mentre Immobile segna un gol dietro l’altro, sembra quasi che Lotito e i suoi collaboratori si divertano a farsi autogol con altrettanta destrezza, perché sono tutti molto pesanti e potrebbero costare tanto, in termini economici e tecnici.


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