Marcos Antonio, la diversità della Lazio: un play con più estro

Accorcia il gioco, è veloce, non resta davanti alla difesa come Leiva, Biglia e Ledesma: dopo 16 anni interrompe una tradizione
Marcos Antonio, la diversità della Lazio: un play con più estro© Getty Images
Fabrizio Patania
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ROMA - Marcos Antonio alla Lazio interrompe una tradizione, segna una svolta, entra nella traccia di Sarri e di un calcio meno ancorato agli stereotipi del passato. Il ds Tare lo ha specificato durante la presentazione. «Raccoglierà l’eredità di Leiva interpretando il ruolo con altre caratteristiche». Sono bastate le prime apparizioni per inquadrarlo e comprendere una sfumatura decisiva: se avete in mente una “stazione” davanti alla difesa, un centrocampista di sentinella, dotato di contrasto, fisicità e senso dell’interdizione, il brasiliano ex Shakhtar è esattamente il contrario. Un peso piuma, poco disposto al duello fisico, 166 centimetri di rapidità e di intelligenza.

Lazio, movimento

Marcos Antonio può giocare d’anticipo, ti ruba l’attimo, sa mettersi in posizione e riconquistare il pallone con furbizia, un po’ come faceva Liverani, discusso quando raccolse l’eredità (pesantissima) di Veron e diventò il regista della Lazio. Pennellava calcio e pensieri verticalizzando con il suo piede sinistro. Il brasiliano è diverso da tutti gli altri, non può certo essere considerato un argine. Ha la velocità per andare “box to box”, da un’area di rigore all’altra, come dicono gli inglesi. Non resta fermo davanti alla difesa. È un play tuttocampista, il che potrebbe trasformarsi in un vantaggio per la Lazio. Aggiungerà imprevedibilità e soluzioni. Se riuscirà a imporsi nel campionato italiano e in che misura, lo racconterà il campo. Bisognerà concedergli tempo e fiducia, entrerà in concorrenza con Cataldi, rilanciato da Sarri nella passata stagione e destinato a debuttare da titolare al debutto in campionato con il Bologna. Questione di abitudine al ruolo, ai meccanismi della Lazio, alla gestione dello spogliatoio. Marcos Antonio ha caratteristiche opposte rispetto ai predecessori. Per sedici anni, passando da Ledesma a Leiva con il periodo di leadeship intermedio di Biglia, i tifosi della Lazio si sono abituati a vedere un metronomo in quella posizione.

Come Matuzalem

Volendo azzardare un paragone per fisicità, origini brasiliane, duttilità e club in cui si sono affermati, Marcos Antonio fa venire in mente Matuzalem, altro ex regista o mezzala della Lazio. Un talento, preso a Formello da Sabatini quando diversi problemi fisici lo stavano già penalizzando, che avrebbe potuto disegnare una carriera più esaltante. De Zerbi allo Shakhtar ha sempre utilizzato il nuovo numero 6 della Lazio nel centrocampo a due. Garantisce sulle sue qualità e sull’ecletticità, ritiene sia in grado di muoversi da vertice basso oppure da interno: 101 presenze nel club ucraino, di cui 12 in Champions, a soli 22 anni (compiuti a giugno, quando era già tornato in Brasile a causa della guerra) testimoniano il potenziale. E poi 9 gol con 5 assist descrivono l’attitudine a salire verso l’area avversaria. Sarri voleva un play velocissimo, utile per accorciare il gioco e le distanze (decisive nel suo calcio), adatto al gioco corto con uno o due tocchi e la capacità di verticalizzare. La sensazione, in attesa del campo, è che Marcos Antonio riuscirà a far divertire i laziali.


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