ROMA - Tutte le carte per puntare su se stesso. Cerca il poker, Felipe Anderson: ha colpito nelle ultime tre partite consecutive, nella lista delle vittime ha scritto i nomi di Empoli, Sassuolo e Bologna. Due sfide di campionato a cui ha aggiunto la firma in Coppa Italia, decisiva giovedì scorso per passare il turno all'Olimpico. Ora davanti c'è il Milan e un'occasione quasi unica, quella di timbrare il cartellino per la quarta volta ravvicinata. Gli incroci del destino lo mettono di fronte a Pioli, l'allenatore che ha consentito la sua esplosione nella stagione 2014-2015. Bastò una scintilla contro il Varese in Coppa Italia, il fuoco divampò poco dopo: in un attimo si trasformò da giovane impacciato ad astro nascente del campionato italiano. Esterno imprendibile del 4-2-3-1 dell'attuale tecnico rossonero.
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Striscia
Un periodo di forma straordinaria in cui si concretizzò il solo precedente paragonabile al presente: 3 match di fila nel tabellino dei marcatori, all'epoca furono addirittura 4 le reti siglate. Doppietta all'Inter il 21 dicembre 2014, giocò un primo tempo da fenomeno: il sinistro all'angolino, poi la fuga da metà campo imitando Ronaldinho (ricordò il connazionale durante l'indimenticabile Real Madrid-Barcellona del 19 novembre 2005). Uno slalom ripetuto il 5 gennaio 2015 contro la Sampdoria per servire un assist d'oro a Djordjevic: la gara l'aveva spianata prima dell'intervallo con un destro da fuori aerea. Ormai si era innescato, il tris d'autore arrivò l'11 gennaio nel derby con la Roma: stop e conclusione mancina all'angolino per bucare De Sanctis (2-2 finale).
Forma
A Felipe, 8 anni dopo, è riuscita un'altra striscia del genere in biancoceleste. Il colpo di testa su corner di Luis Alberto contro l'Empoli, lo scippo a Tressoldi nei minuti di recupero della trasferta a Reggio Emilia, infine la palla depositata in porta su gentile servizio di Pedro (il replay del gol all'ultimo derby). Sulla fascia destra o da falso nueve, sta dimostrando di essere maturato e aver accantonato ogni discorso relativo alla discontinuità, il suo difetto da sempre. È cresciuto, Sarri l'ha responsabilizzato a prescindere dalla posizione occupata nel tridente offensivo. L'ex maestro Pioli è avvisato, sarà lui il pericolo maggiore per il Milan che si presenta a Roma senza neanche una vittoria nelle ultime 4 gare ufficiali (2 di Serie A, 1 di Coppa Italia, più la Supercoppa).
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Stimoli
Al Diavolo il passato nel tentativo di migliorare ancora. Prestazioni e score, Anderson non si accontenta più: con Pioli in panchina toccò il record di 10 gol in un singolo campionato (2014-2015), adesso è a quota 5 quando manca una giornata al termine del girone d'andata. Il passo è quello giusto, così come la testa e la convinzione. «È forte, a differenza degli anni scorsi mi sembra che stia trovando anche continuità di rendimento», ha commentato Sarri in sala stampa alla vigilia, interpellato sul suo conto. L'ha coccolato e spronato nella scorsa stagione, ora non ne ha più la necessità. Le risposte arrivano in modo automatico, senza il bisogno di sollecitazioni esterne.
Tabù
Mille significati per Felipe Anderson, la partita di stasera. Può allungare le soddisfazioni personali e allo stesso tempo sfatare un tabù negativo: non ha mai battuto il Milan, lo ha affrontato in 11 occasioni (3 pareggi e 8 sconfitte tra campionato e Coppa Italia) non riuscendo a segnargli nemmeno una volta. Nella sua carriera nessuna traccia di gol o assist contro i rossoneri. Un motivo in più per cercare il poker oggi: le carte in regola ci sono tutte, la posta in palio vale oltre i 3 punti in classifica.