Lazio, Milinkovic ha voglia di ritrovarsi

La Lazio scuote il suo Sergente. Meno incisivo, ma sempre determinato. Lungo periodo di appannamento, ma contro Napoli e AZ Alkmaar ha corso più di tutti
Lazio, Milinkovic ha voglia di ritrovarsi© LAPRESSE
Daniele Rindone
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Non ha i numeri di uno che sta tirando a campare, che aspetta giugno per ringraziare e salutare tutti. Sergej Milinkovic sta mettendo tutte le energie, tutto se stesso, si ammazza di fatica come sempre. In Conference ha corso più di tutti, ha superato i 13.306 chilometri percorsi, almeno due in più rispetto ai migliori della serata. Anche a Napoli aveva piazzato il record di squadra (13.419 chilometri). E’ inconcludente, impreciso, difettoso nei controlli, esaspera di nuovo qualche individualismo, ma non sta pensando solo a se stesso e al suo futuro. Non vuole che si pensi, non è mai stato un tipo egoista non a caso è alla Lazio da 7 anni. Il Sergente vive un momento di appannamento, di scarsa vena realizzativa in quanto ad assist e gol, lo sa anche lui. E’ convinto che si riprenderà, che tornerà ad essere decisivo. Il Mondiale l’ha stranito, l’infortunio di novembre alla caviglia destra l’ha costretto ad allenarsi male per due mesi, il virus che l’ha colpito prima della Sampdoria ha contribuito a fiaccarlo (aveva perso 4 chili in 4 giorni). E’ umano avere un calo. Il Sergej che stiamo vedendo in campo è un Sergej gregario più che leader, cerca di essere comunque d’aiuto. Martedì contro l’AZ Alkmaar è entrato colpevolmente nelle due azioni dei gol, soprattutto nella prima. Ma è stato anche uno dei pochi a garantire palle-gol, a rendersi pericoloso (si ricorderà la traversa). Pochi giorni fa, prima di Napoli, una statistica europea l’aveva incoronato: terzo per percentuale più alta di passaggi chiave nei 5 campionati top (36,6%). Meglio di Sergej solo Mbappé con il 39,4% e Messi con il 41,2%.

Lo stimolo

Era un periodo che Sarri ne elogiava la verticalità espressa in campo, la concretezza, aveva interrotto il conteggio dei palloni persi. Martedì, ahilui, lo ha ricominciato: «Milinkovic venerdì aveva fatto una buona partita e tutto sommato anche stasera (martedì sera, ndr), non penso abbia più responsabilità di altri. In allenamento l’ho visto in crescita poi vediamo se crescerà anche in partita, ma non vorrei tornasse a eccedere in qualche numero fine a se stesso. Ultimamente mi stava piacendo di più», le parole di Mau. E’ normale sentirsi delusi dal Sergente, un semidio per i tifosi laziali, uno capace di indirizzare il corso di una stagione. E’ normale che qualcuno tra i tifosi inizi ad avvertire il peso del suo contratto in scadenza, del mercato di giugno e che si faccia condizionare dalle prestazioni pensando ad un calo di concentrazione. Fa tutto parte del gioco. Ma Sergej lo conosciamo, non ha mai finto, non ha mai barato. C’è un ragazzo d’oro dentro al corpo del campione e quel ragazzo non è mai cambiato.

La promessa

«Darò il massimo per questa maglia», l’ha sempre detto e lo ribadirà finché la indosserà. E’ scontato credere che saranno gli ultimi mesi in biancoceleste, s’è detto spesso, siamo al bivio finale. Il contratto si esaurirà tra un anno e non c’è nessuna trattativa per il rinnovo. La volontà di Milinkovic è stata ribadita dal manager Kezman a Lotito nel vertice di fine gennaio insieme ad una promessa d’oro: partire in estate per evitare di partire a parametro zero. Sergej non vuole fare uno sgarbo alla Lazio a patto che Lotito accetti l’offerta che il suo manager proverà a portare. Kezman lavora per garantire alla Lazio un incasso da 40 milioni. Se ci riuscirà sarà tanto di guadagnato. Il rischio è che si giochi al ribasso anche se in ballo ci sono club di Premier (Arsenal su tutti).


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