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ROMA - "Può diventare l'erede di Nesta". Mica male come attestato di stima. No, quella di Allegri nei confronti di Alessio Romagnoli (pur non avendo mai avuto l'opportunità di lavorare insieme) non è mai mancata. Queste parole l'attuale allenatore della Juventus le disse addirittura nel marzo 2016, quando il giovane difensore romano si era trasferito a Milano, sponda rossonera, una piazza che il tecnico livornese aveva lasciato invece a gennaio 2014, per poi iniziare la sua prima esperienza in bianconero. A seguire, nel 2018, l'allenatore aveva ribadito il concetto in un'altra circostanza: «Rugani e Romagnoli sono i due giocatori giovani più forti per il futuro del calcio italiano».
Il Romagnoli rigenerato
Insomma, è un difensore che gradisce particolarmente, che probabilmente avrebbe allenato anche molto volentieri, ma che oggi si troverà di fronte da avversario, rigenerato dalla "cura Sarri" (la stessa di cui peraltro aveva usufruito lo stesso Rugani ai tempi dell'Empoli, prima di passare alla Juventus). Alla Lazio è rinato, ha messo da parte l'ultimo periodo buio al Milan ed è tornato quel centrale capace di impressionare Allegri. Così ha convinto pure il ct Luciano Spalletti a convocarlo di nuovo in Nazionale, una chiamata che gli ha dato ancora più consapevolezza e che lo aiuterà a trovare ulteriori motivazioni. Quelle che comunque non gli sono di certo mancate a partire dalla scorsa estate, da quando gli è stato finalmente permesso di vestire la maglia della squadra del suo cuore: per arrivare dove avrebbe voluto disse no anche alla Juve (di Allegri) che quando stava per svincolarsi ci aveva seriamente pensato. Ma Alessio voleva solo la Lazio. Una fede che lo ha reso da subito un idolo della tifoseria ancora prima di mettere piede in campo. Una fiducia che le prestazioni hanno confermato: insieme a Patric prima e a Casale poi, Romagnoli ha costruito la seconda difesa più forte dell'ultimo campionato di Serie A, dietro solamente al Napoli vincitore dello Scudetto.
Muro Romagnoli, ora la Juve
Su quella solidità è stata costruita la cavalcata dell'ultima stagione che ha riportato la Lazio in Champions. E proprio quella "versione muro" è stata rispolverata nell'ultimo match prima della sosta contro il Napoli al “Maradona”. Una prova di spessore da parte di Romagnoli (e del suo partner Casale), riuscito così a mettere da parte le brutte prestazioni delle prime d ue giornate: una barriera a protezione di Provedel scalfita solo dalla rete di Zielinski, insufficiente agli azzurri per evitare la sconfitta. Il centrale della Lazio è tornato a guidare il reparto con personalità e qualità, quello che gli verrà richiesto anche oggi per tentare di contrastare Vlahovic&co. Servirà la sua versione migliore. Quella che Allegri aveva visto a marzo 2016, quando gli assegnò le qualità per diventare l'erede di Nesta, il futuro della Nazionale.