Immobile, nuova dieta e allenamenti specifici per rilanciare la Lazio

Il capitano guida la nuova ripartenza. Vuole tornare al top e restarci. Al Cagliari 12 gol cinque negli ultimi sei incroci
Daniele Rindone
4 min

Spodestato, panchinato, rincoronato. Aggrappata al suo unico re è la Lazio. Io capitano può essere il titolo della nuova rincorsa di Immobile. Essere capitano significa guidare la riscossa, significa rinnovarsi sempre. E Ciro non ha mai smesso di farlo. Il 20 febbraio compirà 34 anni e per tornare al top e restarci ha iniziato a seguire una nuova dieta e a svolgere allenamenti specifici, è un programma personalizzato. Più fragile, ma sempre resistente. Ciro Immobile ha sempre lottato, da capitano ferito, da capitano panchinato. S’aspettava di giocare a Bergamo, in panchina s’è seduto senza un perché, dalla panchina s’è alzato a razzo. Il rigore preso e segnato, l’incornata fuori d’un niente. L’Atalanta s’era un po’ rilassata, ma la veemenza di Ciro ha permesso di agitarla come prima non era successo. Ora si aspetta di giocare contro Cagliari e Bayern. Crederci sempre è sempre stato il motto di Immobile. Lo ha trasmesso per anni alla Lazio, continuerà a farlo. E’ stato uno dei primi, a giugno, a sentirsi scoraggiato, le sirene arabe lo hanno tentato per la seducente offerta economica ma anche perché sentiva che qualcosa era cambiato. Lo sfogo di ottobre ha rivelato tanta insofferenza, forse non tutta. Ciro è rimasto, anche lui è stato costretto ai saliscendi di questa stagione altalenante. Campo e panchina, panchina e campo. L’alternanza con Castellanos accontenta e scontenta entrambi, continua ad essere vissuta a fatica. Ciro resta l’unico a puntare e centrare la porta dentro una squadra che ha perso ritmo e profondità, che produce palle-gol con il contagocce. E’ l’unico che si butta sotto. Cosa sarà di lui e della Lazio si capirà a giugno, ma di offerte concrete e irrinunciabili (per la Lazio) non ne sono mai arrivate ufficialmente. Immobile, re e capitano, resta l’arma più pericolosa di Sarri, sempre che riesca a utilizzarla al meglio. Si continuerà con il 4-3-3, ma gli accorgimenti dovranno essere utili per consentire all’ultrabomber di colpire come sa. La Lazio l’ha sempre armato in verticale, colpiva ricevendo palloni illuminati, li trasformava in oro, traiettorie semplici. Nuova o diversa che voglia essere, la Lazio deve riuscire a servire Ciro alla stessa maniera. Non basta volerlo, serve anche un assistman dedicato. Luis Alberto non lo è più, era uno dei servitori più precisi, ha smesso di esserlo. 

Il bottino

Immobile aspetta il via di Sarri, non può non arrivare. Aveva elogiato l’ingresso di Ciro dopo Bergamo, quelle frasi erano un segnale. Anche il loro rapporto, succede in tutte le stagioni della vita calcistica, si è un po’ sciupato con il tempo. Entrambi sanno di avere doveri e responsabilità, le onoreranno nel rispetto dei ruoli che rappresentano. Ora conta solo ripartire, il più possibile uniti. Ciro, a Cagliari, ha segnato gol e golazi. In tutto 12, tra cui uno di tacco volante, tra i più belli della collezione laziale. Solo contro il Genoa (14 reti) ha segnato di più. Immobile, dei 12 colpi rifilati al Cagliari, cinque li ha centrati nelle ultime sei sfide. Il colpo di Bergamo invece è stato il 199° in Serie A, il traguardo è davvero vicinissimo. Presto, si spera prestissimo, diventerà l’ottavo giocatore a segnare almeno 200 reti in campionato, il quarto a raggiungere il record negli ultimi 45 anni dopo Roberto Baggio, Francesco Totti e Antonio Di Natale. La corona di re continua a posarsi sullo stesso capo.


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