INVIATO A FORMELLO - D’improvviso, l’estrema sorpresa, l’inaspettato gesto. Maurizio Sarri ha detto basta e non l’ha fatto in gloria, ma toccando il fondo. Si è autoesonerato nel più sorprendente dei modi e dei tempi, nella più conveniente delle forme per Lotito: rimarrà sotto contratto solo fino a giugno, ha rinunciato all’anno di contratto con scadenza 2025, a 4 milioni netti più bonus. Ha già firmato la rescissione consensuale. Sotto contratto è rimasto solo lo staff capitanato dal vice Martusciello, guiderà la Lazio a Frosinone, ad interim. Era vero che in caso di crisi Sarri e Lotito si sarebbero accordati, così è accaduto. Sviluppi comunque inimmaginabili fino a ieri mattina, ma il calcio e la vita a volte prendono strade strane. E’ un gesto insano conoscendo la storia di Sarri, si è dimesso per la prima volta in carriera. E’ una prima volta anche per Lotito, nessuno dei suoi allenatori lo aveva fatto. Mau ha lasciato dopo un terremoto interiore, ci sono notti da cui non si torna indietro. Sentiva di essere arrivato al dunque dopo essersi chiesto tanti perché. L’esasperazione nel vedere la squadra a picco, nel sentirla scappata di mano, le reazioni scomposte ai cambi e l’esposizione al pubblico ludibrio (lunedì all’Olimpico), l’hanno spinto a mollare. Quello che sembrava impossibile è successo. La ruota gira sempre a favore di Lotito, faticava a esonerare Sarri, schiacciato da un contratto a peso d’oro. L’ha tolto da tanti impicci e impacci così come aveva fatto Tare a giugno.