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ROMA - Il traghetto è affondato, il nuovo traghettatore con lui. Il Caronte della Lazio resta Giovanni Martusciello, per ora fino a Frosinone. E’ il numero due di Sarri diventato numero. Ha raccolto questa eredità a tempo portando sulle spalle un peso tecnico e umano. Restare è stata una decisione di compromesso, una di quelle che segnano, affliggono e possono apparire opportunistiche, da voltagabbana: «Ho semplicemente dato la mia disponibilità alla società, che mi ha prospettato questa possibilità», la precisazione dell’ex vice Comandante. Sarri, dimissionario, ha trovato un accordo consensuale con Lotito, prevede la riscossione dello stipendio fino a giugno, l’ultimo anno di contratto è stato strappato, pesava per 4 milioni netti più bonus, al doppio per la Lazio. Allo staff non ha chiesto di presentare le dimissioni per tutelarlo fino alla scadenza del 2025. Martusciello, 300 mila euro di ingaggio netti, martedì sera aveva assicurato a Lotito la volontà di andare avanti, anche fino a giugno. Il resto dello staff, dopo una notte di riflessione, prima ha garantito la sua presenza solo fino a sabato, poi ha iniziato a trattare la risoluzione dei contratti, consentirà di incassare una buonuscita. E’ una scelta di principio. Ma non è detto che a Frosinone si presentino tutti i collaborati tecnici di Sarri, i preparatori atletici e dei portieri. Si saprà oggi. Potrebbero lasciare prima, ieri erano incerti sul da farsi. Se lasceranno, lo staff sarà ricomposto con figure interne. Martusciello, da lunedì, se ancora in carica, sarebbe solo. La scissione dello staff di Sarri appare indicativa del momento, sembra marcare distanze che si sarebbero create già prima dell’addio di Mau. Pezzi che forse erano destinati a frantumarsi.
La scelta di Lotito e Fabiani per la panchina
Ad affondare con il traghetto, sveliamo l’arcano, è stato il traghettatore esterno. Lotito e Fabiani proseguiranno con Martusciello finché non annunceranno il vero successore di Sarri. L’idea della soluzione ponte fino a giugno è naufragata nella notte tra martedì e mercoledì. Presidente e direttore sportivo sono a caccia di una soluzione definitiva, che garantisca alla Lazio un allenatore permanente almeno fino a giugno 2025. Niente traghettatori, quindi niente Brocchi, Klose, Parolo o Lulic. La rosa dei nomi sembra essersi ristretta a tre profili: Tudor, Scaloni e Conceiçao. Da sempre l’ultima parola sugli allenatori spetta al presidente. Tre-quattro giorni di tempo, questa è la scadenza che dovrebbe portare alla svolta. Prima bisogna scollinare Frosinone. Tre profili diversi, tre situazioni contrattuali diverse. Tudor è libero, era stato in ballo per il Napoli, aveva trattato con De Laurentiis. Il diesse Fabiani lo conosce bene e il suo manager, Anthony Seric, ex difensore della Lazio, collabora da tempo con la società, ha fatto da intermediario per alcuni acquisti estivi. Tudor è anche nell’orbita del Bologna per il dopo Motta. Scaloni è una soluzione caldeggiata da Lotito, c’è già stato un contatto. E’ il tecnico campione del mondo, ma a fine novembre ha rinnovato fino al 2026 con l’Argentina. L’ex terzino biancoceleste dovrebbe lasciare l’incarico da cittì. Conceiçao è un’altra soluzione suggestiva. Solo pochi giorni fa, in diretta tv, aveva urlato «forza Lazio!». Meu Amigo Sergio è in scadenza con il Porto, non rinnoverà. Ma è corteggiato da top club. Tudor può subentrare subito. Scaloni anche, ma a costo dell’Argentina. Conceiçao da luglio. Se Lotito punterà sul portoghese e incasserà il suo sì, il traghettatore continuerà ad essere Martusciello. Se la scelta si sposterà a luglio occhio a Gilardino (Genoa). E’ una panchina di chiodi, per ora di nessuno. Il caos primordiale dell’era Lotito.