Lazio, Giordano sicuro: "Tudor è l'uomo giusto"

L'ex biancoceleste chiude l’era Sarri e apre con entusiasmo all’arrivo del nuovo tecnico croato
Lazio, Giordano sicuro: "Tudor è l'uomo giusto"© Bartoletti
Guido D’Ubaldo
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È un’icona della storia della Lazio. Bruno Giordano, 254 partite e 108 gol in maglia biancoceleste, ha vinto poi uno scudetto e una Coppa Italia con il Napoli di Maradona, ma non ha mai dimenticato le sue origini, partendo da Trastevere riuscì a imporsi nel calcio che conta. Campione anche fuori dal campo, oggi è un apprezzato opinionista.

Bruno, che derby ti aspetti?
«Sono sempre partite indecifrabili. La Lazio ci arriva con una condizione buona, la vittoria in campionato ha trasmesso autostima, anche De Rossi con la Roma sta facendo un lavoro giusto».

Roma e Lazio possono ancora sperare nella Champions?
«Dipende dal quinto posto, vincere può dare stimoli anche in vista delle coppe».

Che impressione ti sei fatto di Tudor?
«Mi è piaciuto l’approccio, io sono per questi allenatori pratici che non dicono che ci vogliono tre anni per fare una squadra e quattro mesi per mettere dentro un calciatore, discorsi inaccettabili, perché un giocatore professionista può calarsi in una nuova realtà con qualsiasi allenatore».

Come si gestisce il tramonto di Immobile?
«Ci vuole onestà da parte del giocatore e del tecnico. Se merita Tudor lo farà giocare, preferendolo ad altri. In questo momento della stagione non bisogna guardare in faccia a nessuno, Tudor in questi primi giorni di lavoro sta dimostrando questo. Fa giocare chi merita».

La Lazio aveva vinto spesso il derby contro Mourinho.
«Sono contento che li abbia vinti la Lazio, ma sono stati tra i tre o quattro derby più brutti della storia. Senza gli errori di Ibanez o Huijsen non si passava. Sotto l’aspetto del gioco sia Lazio che Roma si sono annullate, ora cambia tutto con De Rossi e Tudor. Si conoscono, i giocatori sanno cosa vogliono».

Lo sentivi il derby?
«Come ogni romano. Poi in un quartiere come Trastevere già un mese prima quando uscivi di casa per andare all’allenamento la gente ti faceva sentire l’atmosfera. Fa parte della città. Ci sono giocatori semisconosciuti che hanno fatto gol nel derby che sono entrati nella storia. Una sfida che va al di là del calcio».

Molti romanisti non dormivano prima del derby.
«Bruno Conti non dormiva mai, io ero dormiglione. Dalla parte nostra Lionello (Manfredonia, ndr) e Vincenzo (D’Amico, ndr) erano quelli che dormivano di meno, poi c’era la rivalità, i duelli. Lionello doveva marcare giocatori importanti, io avevo il duello con Pruzzo. C’erano tanti italiani e tanti romani da una parte e dall’altra, era normale che fosse una partita speciale».

Il ricordo più bello in un derby?
«Vincemmo una partita con un mio gol e con Felice Pulici che parò tutto. Feci un gol molto bello. Dipendeva sempre dallo stato fisico. Se stavo così e così mi poteva marcare chiunque, altrimenti era dura per loro. Poi nel derby successivo prendemmo a pallonate la Roma, che vinse con un gol di Bruno Conti. Pareggiammo un derby 2-2 nell’anno della Roma finalista in Coppa dei Campioni. Ero ad Ansedonia con una gamba rotta e accesi la radio. Vincevamo 2-0. Loro erano fortissimi, noi avevamo solo 3-4 giocatori di buon livello. D’Amico era in giornata di grazia, fece due gol, Manfredonia fu espulso per un fallo su Falcao. Poi Di Bartolomei su rigore e Cerezo pareggiarono».

Questa volta chi può deciderlo?
«Lukaku, Dybala e Pellegrini nella Roma, nella Lazio Guendouzi, Immobile e Felipe Anderson».

Come arrivano le due squadre al derby?
«La Roma si presenta bene, le mancano due punti, ma ci sta soffrire con il Lecce, che con il cambio di allenatore si gioca la vita per la permanenza in serie A. Nei derby difficilmente riesci a mettere in atto quello che prepari. Quando entri in campo vedi due tifoserie fantastiche, vivi situazioni uniche. Dimentichi l’aspetto tattico e vai avanti con il cuore».

Liedholm e Maestrelli, due allenatori ineguagliabili.
«Adesso gli allenatori in genere hanno poca personalità. Scimmiottano il gioco di Guardiola o le conferenze stampa di Mourinho, ma poi c’è poco. Sono migliorati sotto l’aspetto tecnico tattico, ma quelle personalità forti, che senza parlare entravano nella testa dei giocatori, non esistono più».


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