Capire dove ti trovi è importante per orientarti, capire dove ti trovi è fondamentale per non perdersi. Igor Tudor ha dato l’impressione di non avere voglia di comprenderlo e questo gli è stato fatale. Come nel celebre sonetto del Belli, si è presentato come un sovrano tutto d’un pezzo: “io fo ddritto lo storto e storto er ddritto”, ma ha finito per farsi piegare dal proprio personaggio. Un sergente Hartman croato in salsa romanesca: “io so’ io e voi nun siete un cazzo” che, piombato in uno spogliatoio diviso e già sotto shock per l’abbandono di Sarri, non ha avuto l’umiltà di sospettare che servisse tutt’altro che il bastone, la ricerca del capro espiatorio, l’esclusione eccellente e l’eliminazione del talento per farsi amare da tifosi e calciatori.
Bisognava cogliere l’attimo, spogliarsi del proprio personaggio, essere duri senza perdere la tenerezza. Tudor ha fatto tutto il contrario nonostante l’esempio dei tanti sergenti di ferro che si sono fatti amare da Bersellini a Rocco fosse lì, scolpito nella storia e solo per rimanere a Roma, Claudio Ranieri da un lato e un certo Eugenio Fascetti dall’altro sulla psicologia da applicare con uno spogliatoio in tempesta avessero fatto scuola. I punti non sono tutto e anche le vittorie devono arrivare in un certo modo. Tudor li ha conquistati e qualche partita l’ha vinta, ma da estraneo, da ospite, da commesso viaggiatore con la valigia in mano.
In una città come Roma, se non ti chiami Fabio Capello, l’approccio muscolare non funziona quasi mai. La Lazio aveva bisogno di altro, forse lo troverà, forse no. Ma oggi si sente liberata da un corpo estraneo. A volte, come diceva De Gregori, non c’è niente da capire: basta l’antipatia epidermica. Il tifoso laziale l’ha provata dal primo momento e ora Tudor può spedire le sue foto a un indirizzo nuovo.
Settantanove giorni è durato, quasi un record: ma questo dev’essere il periodo in cui i gatti tentano l’attraversamento delle corsie più rischiose e quelle del GRA sono realmente infide.
Detto di Tudor, passo a Lotito limitando il giudizio al caso in questione: l’errore commesso dal tecnico spero di essere riuscito a spiegarlo, quello del presidente è aver scelto un allenatore con caratteristiche note a tutti pensando di poterlo cambiare o soltanto gestire. Mi rendo conto che nel momento in cui Sarri lasciò non fosse facile individuare il profilo ideale, Tudor costituì tuttavia un azzardo. E non certo per le capacità, che sono notevoli.
PS. A proposito di felini impavidi, io sto con uno di questi e sempre sarò al suo fianco: adoro i messaggeri di valori, i gatti con la barba sì e quelli con la barba no.