Ricordo (personale) di un grande laziale, Nello Governato

Ricordo (personale) di un grande laziale, Nello Governato
Ivan Zazzaroni
2 min
TagsLazio

Aprile ’97. Nello mi telefona al giornale e mi sorprende, secco: «Baggio verrebbe alla Lazio?». Gli rispondo di no, perché «Robi sotto Firenze non va, vuole restare a un attimo dalla famiglia».

Insiste, fino a quando gli pongo io una domanda: «Ma perché non prendi Mancio? Enrico Mantovani gli ha dato una carta che a giugno lo libera, l’ha firmata pochi giorni dopo avergli negato il passaggio all’Inter. Mancio aveva già incontrato Moratti due volte ed erano d’accordo su tutto».

Nello non ci pensa due volte: «Sei sicuro? Ne parlo a Cragnotti».

Due mesi dopo Roberto Mancini era un giocatore della Lazio.

È uno dei tanti ricordi che conservo di Nello Governato, del quale domani ricorre il quinto anniversario della morte, avvenuta alle 22 e 17 del 7 giugno 2019, come mi ha ricordato Dario Vassallo, marito di sua figlia Ilaria, nonché fratello del “sindaco pescatore” Angelo, ucciso il 5 settembre del 2010 in un attentato tuttora oggetto di indagini da parte della magistratura – Dario, dermatologo, da quattordici anni vive per arrivare alla verità, che ora è a un centimetro dagli inquirenti.

Nello era un caro amico, oltre che un uomo di classe e un maestro di calcio al quale mi rivolgevo spesso. Era stato calciatore in serie A, poi giornalista a Tuttosport, infine direttore sportivo e tecnico. Una figura unica e irripetibile. Boniperti si fidava di lui, di Cragnotti è stato il braccio destro, Gino Corioni lo considerava un punto di riferimento. L’ultima parte della vita l’aveva riempita scrivendo libri, a uno dei quali diedi il titolo, “Gioco sporco”, sul passaggio di Lentini dal Toro al Milan.

A Nello, lazialissimo, il pittore Fernando Mangone ha recentemente dedicato un quadro riprendendo una vecchia foto del Governato calciatore.


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