Lazio, bere o affogare

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Lazio, bere o affogare© Marco Rosi / Fotonotizia
Ivan Zazzaroni
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Bere o affogare. Il laziale guardi in faccia alla realtà, so che non è semplice per un tifoso: Claudio Lotito è sempre stato questo, fin dal primo giorno, un presidente che non farà mai sognare, ma nemmeno avere incubi. Un infaticabile lavoratore in grado di garantire al club coperture di vario genere, tenendolo molto al di sopra del livello di guardia.  
Lotito non scapperà mai. Lotito non farà mai fallire la Lazio: ne andrebbe del suo amor proprio. Lotito è cinque cellulari ma senza tuta gold: conosce il potere, lo frequenta con enorme piacere e tanta fatica, lo anela, tutto ciò che pensa e fa è funzionale a quello. Anche la Lazio, certo: nel calcio Lotito ha trovato il trampolino ideale per farsi conoscere, spesso apprezzare, il pallone l’ha reso popolare, oltre che impopolare. 
L’amarezza del laziale è comprensibile. È convinto che Lotito non ami la Lazio e che la usi: può essere vero, almeno in parte, ma non è certamente una novità. Penso tuttavia a quante nobili società italiane, la stessa Lazio di Cragnotti, hanno conosciuto situazioni peggiori e rischiato la sopravvivenza.  
In un calcio che probabilmente si allontanerà sempre più dalle follie e dall’irrazionalità, anche una gestione oculata e competente come quella di Lotito può regalare soddisfazioni - in passato non sono mancate.  
Lotito non ha sbagliato prendendo Tudor: è stato Tudor a commettere un enorme peccato di presunzione, ha pensato di riuscire a cambiare Lotito, ha scommesso a perdere. Il posto. 
Dopo la sua uscita il laziale, staccandosi da Formello e volando col cuore più in alto dell’aquila, ha sperato che il presidente tentasse Allegri o di nuovo Sarri, anche Sergio Conceiçao sarebbe risultato gradito.  
Lotito e Fabiani hanno scelto Marco Baroni e tanti si sono ritrovati nel tunnel del ridimensionamento tecnico e delle ambizioni.  
Oggi nel mondo Lazio, che è emozione, scetticismo congenito, memoria (la celebrazione dello scudetto del ’74 e l’omaggio a Eriksson momenti indimenticabili) l’indice di gradimento di Lotito è ai minimi storici e a poco valgono le spiegazioni e le numerose attenuanti.  
Il fatto che Tudor volesse cambiare otto giocatori deve comunque far riflettere il senatore: non può bastare averla risolta ricorrendo a un allenatore che è riuscito a salvare in pochi mesi una formazione che sembrava spacciata e che Sogliano, il ds, ha integralmente cambiato. 
Baroni è bravo, a sessant’anni si gioca l’occasione della vita e non merita di diventare un punto di scontro tra la realtà e la fantasia. L’unica differenza tra la fantasia e la realtà è che la fantasia deve avere un senso.


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