ROMA - La necessità fa virtù e nel calcio pure moduli diversi. Baroni ha costruito la salvezza del Verona con tenacia, smontando e rimontando un giocattolo fragile, da cui si sono staccati tanti pezzi a gennaio. La duttilità è stata la colla che ha tenuto attaccate le speranze per il girone di ritorno. Non poteva essere dogmatico, il nuovo tecnico della Lazio. Non poteva permetterselo. I gialloblù, più che per volontà del suo allenatore, sono stati modificati a immagine e somiglianza delle esigenze economiche. Baroni ha lavorato con una rosa rivoluzionata a metà strada, è stato costretto a stravolgere gli assetti, non i concetti. Lotito e Fabiani, rotto con Tudor, hanno scelto il suo approccio determinato ma quieto: senza pretese e con un’apertura tattica maggiore rispetto ai suoi predecessori, più complicati da “gestire” durante la campagna acquisti. Baroni, di moduli, ne ha cambiati 6 durante l’ultima Serie A. Ha cominciato con la difesa a tre, provando a ricalcare la formula della stagione precedente, chiusa con lo spareggio vinto contro lo Spezia. Salvezza ottenuta con 90 minuti ad alta tensione. Alla guida si erano avvicendati Cioffi, Bocchetti e Zaffaroni.
Baroni e la difesa a tre
Baroni ha seguito la loro traccia per quasi un terzo di campionato, fino alla 12ª giornata. Un periodo in cui ha alternato il 3-4-2-1 (utilizzato in 7 partite), il 3-4-1-2 (2) e il 3-5-2 (3): leggere correzioni sullo spartito dettate dalle caratteristiche dei calciatori a disposizione e dalle decisioni sulla formazione iniziale. Nel 3-5-2, per formare la coppia d’attacco, ha associato Bonazzoli e Djuric, scortati da un trequartista in caso di 3-4-1-2. Nel 3-4-2-1 ha impiegato spesso Duda o Folorunsho e Ngonge alle spalle dell’unica punta. Due su tre, poi, sono stati ceduti nella sessione invernale: il belga al Napoli, il bosniaco al Monza. Grazie alla velocità di Mboula, in corsa, a volte è passato al 3-4-3: lo richiedeva il risultato. Lo switch con l’adattamento alla difesa a quattro c’è stato dalla sfida con il Lecce in poi (27 novembre 2023). Baroni era arrivato alla sosta con 5 sconfitte consecutive contro Frosinone, Napoli, Juventus, Monza e Genoa.
Baroni, il modulo con quattro difensori
Lo stop di due settimane gli ha consentito di plasmare la squadra per il resto del campionato. Non sapeva ancora cosa sarebbe accaduto nel successivo mercato: un completo “restyling” a causa delle partenze pesanti, sono stati ceduti Ngonge, Djuric, Terracciano, Hien, Hongla, Doig, Faraoni, Saponara e Mboula. Baroni è andato avanti con l’aggiunta di Noslin, di altri 8 acquisti, più tutti quelli rimasti, concedendo più spazio ai giocatori che fino a quel momento erano rimasti ai margini (Tchatchoua, Cabal, Serdar e Suslov). Il 4-2-3-1 è diventato la soluzione principale (utilizzato per 24 gare): come centravanti Bonazzoli o Noslin, schierato anche in tutte le posizioni della trequarti e in tandem con Henry contro il Sassuolo (in quel caso 4-4-2). Sono bastati piccoli spostamenti per risistemarsi con il 4-3-3 o con il 4-1-4-1 come a Bergamo: Dani Silva in mediana, Noslin e Lazovic larghi, Suslov e Folorunsho in mezzo per scortare Bonazzoli. Dalla salvezza con il Verona alla promozione nella Lazio.