Tavares è Fast and Furious, veloce e furioso. Non aveva capito subito la strada da prendere, sono serviti gli sproni di Baroni e le due esclusioni iniziali per fargli capire quale fosse. Inizio rallentato, ripartenza affrettata. Motivi fisici e certe indecifrabili lune stavano frenando il suo acquisto, il tempo e i giusti segnali lanciatigli in allenamento sono serviti a scuoterlo. Tempo di reazione record, mostruosa l’imprendibilità di sabato, il Milan si è fatto attraversare dai suoi allunghi. Filando alla velocità di 35,3 chilometri orari il portoghese è stato tra i re dello sprint. Solo Theo Hernandez ha fatto meglio per un soffio di vento (35,35).
Tavares, l'esplosione
La corsa è sempre stata la sua forza, da quando sprintava nel Benfica. Alla Lazio è arrivato con tre anni di ritardo, ne aveva 21, l’ex diesse Tare l’aveva bloccato prima dell’inserimento dell’Arsenal. Sarri era appena arrivato, aveva bisogno di un terzino, in ballo c’era Tavares. Bocciato e ribocciato, uno di quei no costati tanto anche perché poi arrivò Hysaj, oggi tagliato dalla lista della Serie A e presto da quella Uefa, un esodato da 2,8 milioni netti all’anno. Tavares poi finì ai Gunners. Non era titolare nel Benfica, ma stava sbocciando, correva già molto fast. Il problema è sempre stato uno: non ha sempre la stessa corsa, a volte frena o cambia direzione. E’ successo all’Arsenal, dov’era stato voluto da Arteta. Un gol al Manchester United in 22 presenze (13 da titolare), troppi disimpegni sbagliati. L’avventura è durata un anno. Ci ha pensato Tudor a rilanciarlo a Marsiglia da esterno a tutta fascia nel 3-4-2-1: 6 gol in 31 presenze. Non filò tutto liscio, nel momento clou, a maggio, lo mise fuori con Payet per scarso impegno. Tudor di Tavares era pazzo: «Esplosività fuori dal comune. Potrebbe giocare nel Real Madrid, nel Barcellona o nel Manchester City». E’ scontato pensare che l’abbia suggerito prima dell’addio.
Lazio, cross e assist
Baroni s’è visto piovere in testa una manna. A sinistra, la fascia sfasciata da anni, finalmente c’è un terzino mancino che crossa, che serve palloni d’oro, anche difende. Prima di sbriciolare il Milan proprio Tavares aveva salvato su Okafor davanti a Provedel. «Con lui posso riposare anche in fase d’attacco. Nuno è un grande giocatore, questi strappi nel calcio di oggi sono decisivi», la benedizione di Zaccagni. La figurina di Tavares è diventata un santino nei meme dei tifosi. Funziona la ditta “dai e vai” formata da Nuno e da Zaccagni. Il primo gol al Milan è nato da una sterzata del capitano, arretrato a centrocampo, ha aperto per Dia che ha lanciato Tavares in area, cross al bacio per Taty. Il secondo: Tavares, dal centrocampo, per Zaccagni, affondo e palla lunga per il portoghese lanciatosi nel frattempo a razzo, pareva davvero un missile. Altro assist al bacio per Dia. La falcata lunga, le progressioni, soprattutto quei cross tagliati che sono pane per i denti dei centravanti. Cross che Baroni conta ogni partita, che vuole moltiplicare e che alla Lazio non si vedevano da anni. Nuno allenta e affretta, solo a 15 anni si è deciso a giocare a calcio, era più attirato dalla musica, è un violoncellista. Baroni ha il suo quartetto d’archi: Tavares, Zaccagni, Dia e Taty. La sonata è in “gol” maggiore.