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Tante cose stanno ricominciando nella Lazio, anche la storia di un uomo: Boulaye Dia. Quello che gli era accaduto e quello che gli sta accadendo riscrive ogni definizione di liberazione, redenzione, riscossa. La faccia da bambinone felice e beato è la faccia di chi non ci crede pur avendoci sempre creduto: «Sono contento di giocare a pallone, sono felice», è la più semplice contentezza. I tifosi già ritmano il suo cognome “siamo venuti fin qua per vedere segnare Dia”. Se è tutto vero quello che sta succedendo alla Lazio delle 4 punte, a Dia che segna in tandem con Castellanos, si vedrà. Per adesso Bulài (così si pronuncia il nome Boulaye) si gode la lieta fine di un tormentosissimo incubo. A Salerno era finito fuori rosa, mezzo campionato da spettatore, la querelle con Iervolino, le richieste di risarcimento danni, il buio. Dimenticato, rilanciato. Svalutato, rivalutato. La Lazio per Dia e tutti gli altri acquisti di quest’anno è l’occasione di una nuova vita.
La promessa di Castellanos e Dia
Non ha prezzo il suo sorriso. Il sorriso di un uomo che è risalito da quel buio assente. L’esultanza di Dia al gol rifilato al Verona, il secondo di fila dopo quello al Milan, pareva non finire mai: «Voglio segnare tanti gol», l’urlo lanciato lunedì al campionato, non è solo la classica promessa. Dia sembra dire scommettiamo? Nel primo anno a Salerno segnò 16 volte in 33 partite, il sogno suo e di Castellanos è arrivare entrambi in doppia cifra. Se continuano a dividersi il bottino (in gol con Milan e Verona) possono riuscirci. Lo spera la Lazio, ci crede Baroni, lo sognano i tifosi. Le lunghe forbici affilate di Lotito e Fabiani hanno portato al taglio dei big, degli uomini assist e gol. Pativa se stessa, la Lazio. Il suo non esserci più. E’ una delle motivazioni che ha spinto al cambio, non certo l’unica. Niente più campioni, dentro prospetti da costruire e ricostruire. La rinascita di Dia (2 gol in due partite da titolare) e l’esplosione di Taty (3 gol in 4 partite) si sono compiuti con il giusto tempismo. Servivano un nuovo serpente d’area, capace anche di fare gioco e coprire, di essere un 9 di manovra, e questo Dia lo sta dimostrando. Serviva un Castellanos versione bomber, elegante finisseur, rifinitore e finitore, mestierante d’area, così sta diventando. Lunedì ha inventato uno stop a seguire con cross in rabona, poi ha colpito. Non bastava un nove, ne servivano due. A Baroni il merito di averli associati subito. Due centravanti, quattro punte totali, Zaccagni regista di gol, terzini crossatori: tutto questo per riportare la Lazio a tirare e i centravanti a segnare. Spingi di qua, attacca di là. Baroni ha incastrato Castellanos e Dia alla perfezione in una Lazio che sa applicare 4-2-3-1 e 4-4-2. Moduli sovrapposti, centravanti abbinati.
La scelta verso la Fiorentina: Dia in avanti
Baroni ha leso i sacri equilibri e per adesso non si preoccupa di averlo fatto, lo ripete fino alla noia, la strada è scelta. Non ha escluso di giocare con 4 attaccanti anche le partitissime. Il dilemma, in vista di Firenze, si intreccia con le condizioni di Castellanos, quasi certamente stirato. Nella migliore delle ipotesi non verrebbe rischiato in vista della prima maratona campionato-Coppa. Dia sarà spostato da centravanti, vanno scelti l’ala destra e il trequartista-seconda punta. Baroni deve decidere se lanciare Castrovilli nella domenica da ex o provare Noslin, in questo caso confermerebbe Isaksen a destra, l’alternativa è Tchaouna. Baroni è esperto di metamorfosi.