Lo chiamano Guendovunque. Corre, contrasta, copre e palleggia: la Lazio da battaglia immaginata da Baroni e dal diesse Fabiani già a metà giugno portava i riccioli di Matteo, 25 anni, ex centrocampista dell’Olympique Marsiglia, appena richiamato da Deschamps nella nazionale dei Bleus. Il francese se ne voleva andare o almeno era stato chiaro con la società biancoceleste, i suoi procuratori e gli intermediari che lo avevano portato a Formello. Se ne sarebbe andato nel caso in cui fosse rimasto Tudor. Unai Emery, suo allenatore ai tempi dell’Arsenal, lo voleva portare all’Aston Villa. Il club inglese era pronto a versare 25 milioni per il cartellino di Matteo e sistemarlo accanto a Tielemans. Lotito e Fabiani, invece, lo hanno riscattato, completando l’acquisto a titolo definitivo. La svolta, con le dimissioni del croato e l’arrivo di Baroni (era già tutto pronto e da un pezzo), ha spento sul nascere il caso smorzato con fatica a metà aprile, quando Guendouzi aveva verificato la propria incompatibilità tattica e caratteriale con Tudor, decidendo la tregua solo per arrivare in fondo al campionato. 12 chilometri. Oggi si trova al centro della Lazio. Baroni, come Sarri, lo sta valorizzando. Rendimento in crescita dopo le prime iniziali difficoltà. Guendouzi è un numero 8 da battaglia. Un fulcro diventato indispensabile dopo le cessioni di Cataldi e Luis Alberto. La scelta di puntare sul 4-4-2 (o 4-2-3-1 a trazione anteriore) lo ha favorito o di fatto responsabilizzato. Lui e Rovella devono sobbarcarsi un lavoro enorme, garantendo la copertura alla linea difensiva. Non è facile, sono due mediani e non più tre, ma il gioco sta pagando e tutti aiutano in fase difensiva. Le statistiche testimoniano il notevole sforzo di Matteo: lunedì, nel posticipo di lunedì con il Verona, ha coperto 12 chilometri, record individuale della partita. Ci ha messo anche palleggio, cucitura, tamponamenti e contrasto, lavorando ben 74 palloni. Non si dà mai per vinto, per questo piace alla gente laziale. Esce ogni volta con la maglia sudata. “Non gli garba perdere” raccontava Maurizio Sarri, a cui Guendouzi era legatissimo, a proposito dei soloni che ancora disquiscono sulla valorizzazione o meno dei giocatori presi nell’estate 2023 da Lotito.
Guendouzi e gli ex Marsiglia
Tra luglio e agosto, Matteo è diventato anche un prezioso appoggio per il diesse Fabiani. Nuno Tavares era stato segnalato da Tudor, ma Guendouzi ci aveva giocato insieme nella stagione 2022/23. Si erano divertiti al Velodrome. Il portoghese aveva confermato di possedere un motore in grado di sprigionare accelerazioni irresistibili. Stesso discorso per Gigot, capitano dell’Olympique Marsiglia. Matteo ha testimoniato per il suo temperamento, la voglia di non arrendersi mai. Fabiani lo aveva già puntato. Possedeva i requisiti richiesti dalla Lazio: velocità, fisicità, temperamento e intensità. Il diesse, dall’inizio dell’estate alla fine, ha optato per giocatori che avessero fame e cattiveria agonistica. La Lazio ha perso palleggio e qualità a centrocampo, ma sta acquistando in personalità e soluzioni offensive. Anche il difensore francese, come Nuno Tavares, ha telefonato e ha sondato Guendouzi per raccogliere informazioni sul club biancoceleste prima di decidere e accettare il trasferimento. C’è chi va via con onore e dignità, chi senza ritegno o dimenticando il conto in banca, chi ancora guarda con occhi dolci e rispetto verso un club di nobili tradizioni e dal passato illustre. Nella vita, come nel lavoro, mai dimenticare da dove si proviene.