Baroni non cambia idea: avanti con la stessa Lazio

L’allenatore convinto della strada intrapresa. I progressi passano anche dalla crescita dei singoli ancora in ritardo
Baroni non cambia idea: avanti con la stessa Lazio© LaPresse
Daniele Rindone

La moltiplicazione dei tiri (71), dei cross su azione (101), dei corner (43), dei gol segnati (9), dei rischi e dei brividi non può portare alla contrazione dei gol subiti (8 in 5 partite) nella Lazio indiavolata plasmata da Marco Baroni. Dopo Firenze ha perso fiducia nel Var, non ha perso il gusto di giocare all’attacco, la sua è un’offensiva tecnica ed emotiva pensata per dare una scossa a squadra e ambiente, per cambiare l’andazzo dell’anno scorso, per risolvere i limiti al tiro, per provare a rovesciare pronostici e percezioni, per ridare consenso alla Lazio e per farle riacquistare una dimensione diversa da quella che ha assunto dopo l’addio dei big. E’ un gioco di possibilità che intriga, ma che comporta scossoni. Baroni lo sa, ha una visione e per adesso non cambierà. Si è presentato con coraggio smisurato, continua ad essere dell’idea che bisogna credere sempre nel lavoro e difendere le proprie convinzioni, specialmente nei momenti in cui possono sorgere dubbi. «Si va avanti su questa strada. Non sono preoccupato, finché la squadra si adopera per fare due fasi secondo me è la strada giusta», la frase totemica di domenica al Franchi. La formula garba quando si vince, quando si perde i contraccolpi si fanno sentire. A Formello si augurano che a lungo andare la stessa paghi anche a livello difensivo. Non troppo avanti e non sempre è lo slogan che accontenterebbe chi pensa che gli azzardi siano superiori agli effetti in partita e in classifica. I casi arbitrali, è l’input della società, non devono diventare alibi per la squadra. Gestione delle partite ed errori individuali sono sotto la lente del club. Baroni in questi due mesi è stato calamita di rischi, dovrà essere calamita di tensioni (se nasceranno) dimostrandosi impermeabile a tutto. E’ la grande sfida che lo attende.

Lo spirito della Lazio

Voleva e continua a volere una Lazio forsennata, che giochi ogni pallone come se fosse l’ultimo, chiede corse e rincorse, vuole giocatori che sfreccino su binari esterni. E’ una risposta automatica al mercato di gamba e muscolarità impostato in estate. Se è solo una bella illusione o porterà la Lazio più in là lo dirà il tempo. «Abbiamo già segnato tanto», puntualizzava Baroni domenica. Finora non ha mai lanciato segnali di indietreggiamento alla squadra: «Quando ho fatto i cambi pensavo di portare a casa la partita. Non mi piace in questo momento dare l’input di abbassarci. Stiamo costruendo una nostra identità e ci sono molte cose positive». La media dei gol fatti è 1,8, la media dei gol subiti è 1,6. Baroni ribadisce sempre di lavorare sui limiti che esistono. In ogni partita delle 5 giocate la Lazio ha segnato o rischiato di segnare due gol e lo stesso vale al contrario considerando la porta di Provedel.


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Gli uomini a disposizione

Baroni in difesa ha recuperato da poco Gila, ha rilanciato Patric e spera nel ritorno al top di Romagnoli. Sta puntando su Lazzari e non su Marusic. Per la prima volta ha utilizzato Castrovilli da mediano, ancora sottotono. Non sta ricevendo segnali da Tchaouna e Noslin. Dele-Bashiru l’ha lasciato in panchina nelle ultime due partite e col Milan s’era visto solo prima dei titoli di coda. Ha rispolverato l’eterno Pedro anziché lanciare il nigeriano, ancora senza ruolo. Lavora per regolarizzare formula e uomini. Le certezze sono Provedel e Tavares (finché regge il ritmo), Guendouzi, Dia e Castellanos. Andrà avanti con il 4-2-3-1 che diventa 4-4-2 in fase di non possesso. Con le due punte schierate in verticale o appiattite in base ai momenti di gioco. Vuole presentare la stessa formula di Lazio in Europa, è all’esordio dopo una gavetta lunghissima, anche più del dovuto. Dinamo Kiev domani ad Amburgo e Torino fuori domenica, le altre due trasferte di una settimana che avrà sicuramente un fondo di verità.


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La moltiplicazione dei tiri (71), dei cross su azione (101), dei corner (43), dei gol segnati (9), dei rischi e dei brividi non può portare alla contrazione dei gol subiti (8 in 5 partite) nella Lazio indiavolata plasmata da Marco Baroni. Dopo Firenze ha perso fiducia nel Var, non ha perso il gusto di giocare all’attacco, la sua è un’offensiva tecnica ed emotiva pensata per dare una scossa a squadra e ambiente, per cambiare l’andazzo dell’anno scorso, per risolvere i limiti al tiro, per provare a rovesciare pronostici e percezioni, per ridare consenso alla Lazio e per farle riacquistare una dimensione diversa da quella che ha assunto dopo l’addio dei big. E’ un gioco di possibilità che intriga, ma che comporta scossoni. Baroni lo sa, ha una visione e per adesso non cambierà. Si è presentato con coraggio smisurato, continua ad essere dell’idea che bisogna credere sempre nel lavoro e difendere le proprie convinzioni, specialmente nei momenti in cui possono sorgere dubbi. «Si va avanti su questa strada. Non sono preoccupato, finché la squadra si adopera per fare due fasi secondo me è la strada giusta», la frase totemica di domenica al Franchi. La formula garba quando si vince, quando si perde i contraccolpi si fanno sentire. A Formello si augurano che a lungo andare la stessa paghi anche a livello difensivo. Non troppo avanti e non sempre è lo slogan che accontenterebbe chi pensa che gli azzardi siano superiori agli effetti in partita e in classifica. I casi arbitrali, è l’input della società, non devono diventare alibi per la squadra. Gestione delle partite ed errori individuali sono sotto la lente del club. Baroni in questi due mesi è stato calamita di rischi, dovrà essere calamita di tensioni (se nasceranno) dimostrandosi impermeabile a tutto. E’ la grande sfida che lo attende.

Lo spirito della Lazio

Voleva e continua a volere una Lazio forsennata, che giochi ogni pallone come se fosse l’ultimo, chiede corse e rincorse, vuole giocatori che sfreccino su binari esterni. E’ una risposta automatica al mercato di gamba e muscolarità impostato in estate. Se è solo una bella illusione o porterà la Lazio più in là lo dirà il tempo. «Abbiamo già segnato tanto», puntualizzava Baroni domenica. Finora non ha mai lanciato segnali di indietreggiamento alla squadra: «Quando ho fatto i cambi pensavo di portare a casa la partita. Non mi piace in questo momento dare l’input di abbassarci. Stiamo costruendo una nostra identità e ci sono molte cose positive». La media dei gol fatti è 1,8, la media dei gol subiti è 1,6. Baroni ribadisce sempre di lavorare sui limiti che esistono. In ogni partita delle 5 giocate la Lazio ha segnato o rischiato di segnare due gol e lo stesso vale al contrario considerando la porta di Provedel.


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