Spalletti stregato, il Parco dei Principi incantato: Samuele Ricci sa nascondere la palla, come ha fatto un mese fa a Parigi uscendo in dribbling sotto gli occhi di Mbappé. Vanoli lo ha rimesso al centro del Toro che non governava il campionato di Serie A da 47 anni. Erano i tempi di Pulici, Graziani e Pecci in regìa. Uno studio del Cies lo ha certificato tra i top. Il granata sarebbe il secondo centrocampista più affidabile in Europa: 92,5% di precisione nella gestione della palla sotto pressione. Davanti c’è solo Kimmich del Bayern Monaco, un’autorità nel ruolo. Se Ricci è il play del futuro e si è già preso l’Italia, Rovella guida la Lazio. Un motorino del centrocampo, abilissimo nell’interdizione, un mostro nel recupero palla, come si è visto sul neutro di Amburgo, di fronte alla Dinamo Kiev, nel primo turno di Europa League. Negli occhi del popolo biancoceleste c’è ancora Lucas Leiva, un radar davanti alla difesa. Nicolò sta provando a inserirsi nella scia del brasiliano. Baroni lo ha sistemato in coppia con Guendouzi (o Vecino) e il suo gioco, senza un play di ruolo, è decollato.
Il destino
Palleggio e contrasto, visione del gioco e fase difensiva. Domenica il duello tra Ricci e Rovella, due tra i migliori centrocampisti under 23 della Serie A orienterà la sfida tra Torino e Lazio. Si tratta di un incrocio intrigante, considerando i precedenti di mercato. Sarri voleva Ricci a Formello nell’estate 2023 che conduceva alla Champions. Era perfetto per il suo giro-palla. Spaghetti indigesti per Lotito. Il muro preso da Cairo, che chiedeva 25 milioni per il cartellino del suo centrocampista, indusse il presidente della Lazio (come succede ogni volta in cui non raggiunge il traguardo) a smitizzare e demolire l’obiettivo di mercato. Meglio puntare su Rovella, preso dalla Juve per 17 milioni e inserendo nell’operazione il prestito biennale con obbligo di riscatto di Luca Pellegrini. Il mercato funziona così: è un continuo compromesso.