Dentro una città divisa dalla rivalità e divorata dalle contestazioni, smarrita la luce di Luis Alberto e salutato un capitano da leggenda come Immobile, c’era chi pensava di retrocedere a luglio e oggi vola, immaginando la Champions o, perché no, traguardi inimmaginabili, modello Leicester. Roba da darsi un pizzicotto per chiedersi se è vero. Sì, è tutto vero. Un mondo capovolto e la paura di sprofondare non appartiene a Formello: +15 sulla Roma, oltre il doppio dei punti. Lassù, quasi in vetta, c’è la Lazio. Non si ferma più, segna e fa sognare. Sette vittorie di fila, undici nelle ultime dodici partite ufficiali. Il primo posto in Europa League, il secondo in Serie A condiviso con Inter, Fiorentina e Atalanta. Si può leggere in tanti modi, a voler essere negativi o fiscali quinta per differenza reti, ma la sostanza non cambia. È aggrappata al treno di testa, a un’incollatura dal Napoli.
Baroni, undici punti in più di Sarri
Baroni fa collezione di record, aggiorna i suoi numeri ogni settimana, ha trasformato e “raddoppiato” la Lazio. Un dato, su tutti, svela e testimonia il suo lavoro: dopo 13 giornate ha totalizzato 11 punti in più rispetto all’ultimo Sarri. Un anno fa, di questi tempi, la Lazio era addirittura nella parte destra della classifica, undicesima dietro al Monza e al Frosinone (che poi sarebbe retrocesso) con 17 punti. Ora ne ha 28 e ha segnato il doppio dei gol, 28 contro 14, a testimonianza di quanto sia cresciuta la mentalità e la propulsione offensiva della squadra, in larga parte uguale, perché solo Nuno Tavares e Dia, tra i nuovi acquisti, possono essere considerati autentici titolari. Nessuno, in Serie A, è cresciuto così tanto e ha migliorato la classifica quanto la Lazio. Neppure il Napoli scudettato, perché Garcia dopo 13 partite aveva solo 5 punti in meno rispetto a Spalletti: il tracollo si sarebbe consumato in epoca successiva e dopo il divorzio dall’ex Roma.
Baroni vicino al percorso di Inzaghi
La Lazio sognava lo scudetto nell’inverno 2020, quando la pandemia e il Covid interruppero una magia, ma il vero paragone a livello numerico regge con il 2017/18. La Lazio non vinceva sette partite di fila dal settembre-novembre di quella stagione in cui Inzaghi chiuse quinto, facendosi soffiare il quarto posto all’ultima giornata dall’Inter, e arrivò sino ai quarti di Europa League. Percorso simile in campionato, centrando 9 vittorie nelle prime 13 giornate: la Lazio da allora non totalizzava 28 punti nello stesso arco temporale, Baroni ha appena un punto in meno rispetto alla performance di Inzaghi.
Lazio, segnano tutti anche le riserve
È una Lazio di lotta e di governo, senza limiti perché inghiotte qualsiasi partita. Basterebbe pensare a quali sono le ultime sconfitte e in che modo maturarono. Il 22 settembre a Firenze con un rigore contestatissimo a tempo scaduto e il 19 ottobre all’Allianz Stadium con autogol di Gila a cinque dalla fine giocando in dieci per 70 minuti a causa dell’espulsione di Romagnoli. La squadra da allora è cresciuta in solidità, personalità, autostima, capacità di gestire il pallone, forse meno scintillante ma più autoritaria. I successi sul Monza e sul Bologna lo raccontano. Baroni non ha Thuram o Retegui in attacco, ma è riuscito a creare una cooperativa del gol. Segnano tutti. Tredici marcatori diversi in 13 giornate, come l’Inter. Castellanos e Zaccagni hanno firmato 5 reti a testa. Dia 4. Pedro segue a quota 3. Noslin 2. Gila, Guendouzi, Isaksen, Patric, Tchaouna, Vecino, Gigot e Dele-Bashiru hanno segnato un gol a testa. Gli ultimi due, subentrando, si sono aggiunti alla lista della Lazio Gran Riserva: 9 reti dai panchinari, un primato in Europa. Baroni ha coinvolto l’intero organico nel progetto. I margini di crescita sono notevoli.