
Un diamante con cristalli. Prodigiose scosse, leggerezza potente quando corre. Ma i suoi muscoli basta poco e vanno a pezzi. Nuno Tavares va maneggiato con cura. E’ un patrimonio tecnico ed economico da amministrare quotidianamente, di allenamento in allenamento, di partita in partita. E’ il lavoro che spetta a Baroni e al suo staff per conservarlo integro il più possibile. E’ stato fermato da cinque infortuni da inizio anno, dal primo lampo, dopo la prima serie di scatti ad Auronzo, all’ultimo che l’ha messo ko prima dell’Udinese e l’ha costretto a saltare il Bologna (stop nel riscaldamento) e a rientrare prima dalla nazionale. Visitato e rispedito a casa.
Gli incroci
La Lazio, dopo il Torino, sarà attesa da due settimane spossanti: Atalanta il 6 aprile, Bodø/Glimt il 10 e il 17 aprile, nel mezzo il derby del 13. Quattro partite, quattro big match da giocare al massimo. Ma Tavares non può stragiocare. Baroni dovrà utilizzarlo part-time, gestendo il minutaggio o programmandone la panchina. Troppo alto il rischio di perderlo, di doverci rinunciare, per quanto non è che stia decidendo partite come nei primi mesi. Non è così facile controllarne l’utilizzo perché a sinistra non c’è più Pellegrini e non resta che Marusic da adattare, il che implica l’utilizzo di Lazzari a destra. Sull’esterno romano non è ancora stata presa una decisione, le voci di un reintegro durante la sosta sono rimaste tali. Può essere reinserito in campionato al posto di Basic, mai utilizzato, in Europa non più. Averlo permetterebbe di gestire meglio le staffette, almeno in Serie A.