Champions o rischio cessioni, due piani di realtà per la Lazio di domani. Cambio di scena in un caso o nell’altro. Il primo piano garantisce una cinquantina di milioni, il secondo dipende dall’accesso o meno in Europa League. La qualificazione nell’Europa d’oro vale fortune economiche, mette a posto indici e pendenze, consente disponibilità di mercato. L’Europa League, nell’ultima versione, è meno povera degli altri anni, ma vale sempre come premio di consolazione. L’esclusione da ogni traguardo meglio non contemplarla, obbligherebbe la Lazio a sacrifici, il che condizionerebbe le ambizioni. Per la Champions ci sono due strade: il campionato, dove s’è creata un’ammucchiata per il quarto posto. La seconda è l’Europa League, vincerla dà il pass. La Lazio di Baroni deve ritrovare testa e corsa, deve mettere in fuga i fantasmi che sono tornati ad agitarla, per garantirsi un finale di stagione all’altezza. Nove partite di campionato, cinque di Europa League (finale compresa). La strada più corta sembra quella europea, a parole.
Lazio, il bivio con la Champions
Il grande bivio, Champions sì o Champions no, si presenterà dopo la sosta. Le partite contro Torino, Atalanta, Bodø e Roma indirizzeranno la stagione e il futuro di Baroni, sotto contratto fino al 2026. Il diesse Fabiani dopo il mercato estivo aveva parlato di «progetto triennale». A febbraio, dopo il mercato invernale, ha preannunciato il secondo step, previsto nell’estate 2025: «Siamo dentro al programma che ci siamo prefissati, di tre anni, siamo al 50-60% del lavoro, c’è ancora tanto da fare. Piano piano cerchiamo di arrivare al 70-80%». La Champions agevolerebbe il programma, l’incasso multimilionario consentirebbe al diesse di affrontare un mercato più spianato altrimenti sarà in salita. Senza Champions c’è il rischio di dover mettere in conto uno-due tagli. A gennaio si è evitato di intervenire: «Abbiamo rifiutato offerte di svariati milioni di euro, stiamo ricostruendo», la rivelazione di Fabiani. E’ stato possibile farlo in inverno, a luglio si vedrà, il diesse non ha potuto escludere cessioni: «Si apre una nuova parentesi e si potranno fare altre valutazioni. Posso anche dare via un giocatore, ma lo devo sostituire con uno altrettanto forte», la linea che si seguirà. Di recente ha assicurato che senza Champions non ci saranno ridimensionamenti.
I gioielli dell’universo Lazio
A gennaio sono arrivate offerte per Tavares, per Castellanos, per Rovella, per Romagnoli. C’era stato l’interessamento del Napoli per Zaccagni, aveva pensato pure a Isaksen. Anche Dele-Bashiru aveva ricevuto sondaggi dalla Premier. Tutte offerte o contatti rifiutati. I conti si faranno a giugno in base al traguardo raggiunto, all’incasso previsto, agli indici di liquidità e ai paletti Uefa. Il primo indice va rispettato in Italia a meno che non venga rivisto o riformulato, fa scattare il blocco di mercato, impedimento superato con astuzia nel mercato invernale (prestiti secchi e pagamenti attraverso bonus). I paletti Uefa si legano al fair play finanziaro. Dal 1° gennaio 2025 è a regime il nuovo Ffp Uefa che prevede paletti più rigidi e articolati per garantire la stabilità finanziaria dei club. Nel prossimo anno, le società ammesse ai gironi delle tre competizioni Uefa, con un ammontare di costi superiore ai 30 milioni, non potranno spendere più del 70% dei ricavi: sono inclusi stipendi, ammortamenti dei cartellini e spese degli intermediari. I tagli dell’ultima estate hanno avvicinato la Lazio alla soglia, nell’estate 2024 era fissata all’80%. I prossimi due anni saranno culminanti per la Lazio. Una Champions continuativa segnerebbe la svolta, finora sempre mancata. Nel 2027 scadrà il debito col Fisco, restano solo due anni. La rata è di poco meno di 6 milioni, che Lotito paga sempre in anticipo. Soldi in più da spendere, che il presidente può destinare al mercato o magari ad una parte della rata del mutuo che accenderebbe per ricostruire il Flaminio.