ROMA - Vincere con tre gol di scarto per l’ingresso alle semifinali di Europa League, segnarne almeno due per portare i norvegesi del Bodø Glimt ai tempi supplementari. Serve un capolavoro, un’impresa totale. Non è facile, neppure impossibile. Occhio alle valutazioni superficiali e alle illusioni generate dal campo sintetico, un fattore decisivo ma non esaustivo nei quarti di andata. Tutte sono scivolate giocando al Circolo Polare Artico, non solo la Lazio, ma sarebbe un errore cancellare numeri e precedenti, riducendo l’analisi alle condizioni climatiche e alle difficoltà di adattamento al terreno di gioco. I norvegesi, tanto per cominciare, hanno chiuso la prima fase di Europa League al nono posto con 14 punti e in trasferta non sono mai crollati, segnando due gol e perdendo di misura a Old Trafford contro il Manchester United (2-3). Nelle altre cinque partite fuori casa hanno perso solo due volte e con il minimo scarto (1-2), prima con il Twente nei playoff (ribaltato a Bodø) e poi resistendo ad Atene di fronte al tentativo di rimonta dell’Olympiacos negli ottavi.
Lazio, come corre il Bodo
Un dato incoraggia la Lazio: i 27 tiri concessi ai greci, che avevano perso 3-0 in Norvegia e hanno fallito un rigore senza riuscire a rimettere in discussione la qualificazione, ma la squadra di Baroni dovrà correre tanto e bene, forse come non è mai successo. Il dinamismo del Bodø Glimt è sorprendente, non solo perché il campionato è appena iniziato e sono freschi. Nei quarti di andata hanno coperto 128 chilometri. A Old Trafford, nella prima fase, avevano sfiorato quota 124. In Olanda si erano fermati a 121,8. Quando avevano vinto in Portogallo, piegando lo Sporting Braga (dove la Lazio ha perso) avevano toccato 124,7 chilometri. Dati record. Evidenziano una condizione atletica eccellente, senza oscillazioni tra partite in casa e fuori.